Sono le due di pomeriggio e sul treno per Pavia fermo al binario tronco della stazione di Vercelli c’è una ragazzina che sembra appena uscita da scuola. Sul sedile accanto a lei è posata una grossa borsa a tracolla stracolma, e lei è tranquillamente immersa nel sole di maggio e nella lettura di un libro: si tratta di uno degli ultimi romanzi di Stephen King, Joyland.
È molto seria, legge mordicchiandosi il labbro inferiore e non alza mai gli occhi dal libro, del tutto isolata grazie anche agli auricolari che le spuntano dalle orecchie. Indossa jeans neri e canottiera aderente dello stesso colore, al collo porta due lacci, uno più stretto e l’altro più largo: a quello più stretto è appesa una L d’argento, mentre il ciondolo di quello più largo è nascosto dal libro.
Porta degli occhiali seri da brava ragazza e i capelli castani sono diligentemente legati in una coda bassa; in parziale contrasto, all’orecchio destro ha un dilatatore da almeno due centimetri che le allarga il lobo. Come segnalibro usa un cordino rosso.
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