Mettiamola così.
A Cuba un’epidemia di morti viventi, bollati dalle autolrità non come zombies ma come dissidenti, costringe lo squattrinato Juan e l’amico Lazaro ad arrangiarsi e sbarcare il lunario con un’impresa a conduzione dilettantesca dall’improbabile nome di Juan de los muertos, che si occupa di aiutare i possibili clienti ad uccidere i loro cari, defunti ed affamati.
Ammesso e non concesso che siate ancora qui a leggere queste righe e non siate corsi come pazzi a procurarvi disperatamente questo film, continuo.
Esilarante e folle, a tratti geniale ed impreziosito dai due splendidi protagonisti, che con le loro facce valgono da soli l’intero film, Juan de los muertos soffre moltissimo del paragone con il celebratissimo e francamente superiore Shawn of the dead, pellicola inglese di qualche anno fa, che da sola rivoluzionò un intero genere.
Le dinamiche che Juan mette in atto sono infatti le stesse già affrontate più o meno brillantemente da Shawn, e se là non si perdeva mai di vista l’elemento horror, bisogna dire che nell’assolata Cuba i brividi cedono il passo ad un umorismo esagerato, sgangherato e francamente travolgente. Senza risparmiare situazioni al limite del grottesco, decidendo con tanta furbizia e un pizzico di ingenuità di spingere sul pedale dell’iperbole e della follia, Juan de los muertos conquista per la sua vena anarcoide e per la cristallina tendenza all’accumulo.
Questo infatti è il tipo di film perfetto per tutti coloro che credono ormai di aver visto tutto. Ad un passo dall’amatorialità, pieno zeppo di difetti soprattutto nella messa in scena e nell’ingenuità di alcuni effetti speciali, questo piccolo film cubano non ha paura di niente e di nessuno. Pronta a mettere in scena due dei più improbabili e francamente brutti protagonisti che il cinema ci abbia mai regalato, la pellicola sorprendentemente funziona, arrivando a mescolare tutto quello che abbiamo già visto altrove, per poi risputandocelo già masticato in faccia.
Due sequenze su tutte, il confronto con la vecchietta vicina di casa di Juan e il dialogo tra i due protagonisti mentre aspettano l’alba (ma anche il finale è straordinario), due esempi di un cinema che riesce ad essere comuque fresco restituendoci cose già viste mille volte in dozzine di altre pellicole, segno che con intelligenza e determinata dabbenaggine, il cinema può davvero ancora qualsiasi cosa.
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VOTO
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