Da qualche tempo seguo con interesse alcuni artisti sudafricani, in particolare scrittori, fotografi, filmmaker e modelle.
Corrispondendo con alcuni di loro via Twitter ho scoperto una generazione ricca di talenti e di energie creative, con un grande senso di apertura verso il prossimo.
Un po’ l’opposto di quel che avviene qui in Italia.
Di letteratura “di genere” sudafricana ho già parlato recensendo due libri della coppia S.L. Grey (pseudonimo con cui pubblica un’affiatata coppia di scrittori), Il Manichino e The Ward.
I romanzi sono ottimi, superiori alla media di molti altri horror italiani e americani letti negli ultimi mesi. Proprio grazie a S.L. Grey ho scoperta l’esistenza dell’interessantissimo magazine di “african pulp” Jungle Jim, pubblicato bimensilmente e acquistabile anche su Amazon. Il progetto è molto valido e spendo volentieri qualche parola per presentarvelo.
Una rivista digitale, scritta in inglese, che spazia dall’horror, alla fantascienza, dal pulp puro al thriller. Tutti gli scrittori e illustratori coinvolti sono rigorosamente africani. Quasi tutte le storie pubblicate sono ambientate in Africa.
Questo, in poche parole, è Jungle Jim.
Andiamo più nel dettaglio.
La qualità dei racconti è mediamente molto buona. Le copertine, di cui vi pubblico una gallery in calce al post, sono davvero belle e particolari. Il prezzo – circa 2.70 euro a numero – è irrisorio, soprattutto contando che ogni nuova uscita di Jungle Jim contiene tre o quattro racconti autoconclusivi, più una storia a puntate (di tanto in tanto).
Qualche indizio su alcuni dei racconti finora pubblicati negli oltre venti numeri di Jungle Jim:
Una visione futuristica di un Egitto futura potenza stellare;
Divinità oscure che risorgono dalla jungla congolese;
La Cape Town del 3000, in cui gli umani convivono con gli alieni;
L’esplorazione della cava maledetta di Kokwana;
L’invasione di centipedi giganti in un parco tematico del Kenya;
Un incontro con Frida, la più spietata serial killer nigeriana;
Una corsa ai diamanti che scatena la follia omicida nel deserto;
I segreti della razza aliena che vive nel sottosuolo di Mombasa.
Questo e molto altro ancora, ovviamente.
Il tutto con ricche sfaccettature che permettono al lettore “straniero” di scoprire un’Africa molto diversa da quella che appartiene all’immaginario collettivo europeo e/o occidentale.
Un’Africa più corrispondente alla realtà che, per assurdo, si sublima agli occhi dei lettori attraverso le metafore del fantastico.
Se leggete in inglese vi consiglio di dare un’occhiata al sito ufficiale del magazine e di provare l’acquisto di un numero a vostro piacimento.
Difficilmente rimarrete delusi, in più avrete la possibilità di sperimentare nuove sfumature della narrativa pulp, cosa che non fa mai male, specialmente oggigiorno, coi confini tra i paesi che si assottigliano sempre più.
Da italiano resta il rammarico di non avere nulla del genere all’orizzonte.
Il nostro ambiente letterario è troppo frammentato e antagonista per sostenere un progetto così ricco, diffuso e propositivo. Da noi oramai vige la sfiducia, alimentata dalle piccole ma crudeli lotte tra clan, che non fanno altro se non creare ulteriore disinteresse verso quei generi letterari, già ignorati dai nostri conterranei.
Pace e amen: vorrà dire che continueremo a guardare altrove.