Come spesso accade nella maggior parte delle pellicole statunitensi a produzione “indipendente” che si propongono di mostrare in modo disincantato e con buona dose di humour uno spaccato di vita della provincia americana, la storia che ci viene presentata è semplice e lineare: Juno, una sedicenne anticonformista, loquace e dotata di uno spiccato senso dell’umorismo (Ellen Page), rimane incinta in seguito alla sua prima esperienza sessuale con il coetaneo e un po’ goffo compagno di scuola Paulie Bleeker (Michael Cera). L’inaspettata gravidanza scuoterà improvvisamente la vita della giovane protagonista, la quale dovrà decidere in breve lasso di tempo cosa fare del bambino e sarà bruscamente costretta dalle circostanze ad accelerare il proprio processo di crescita adolescenziale. Ciò che però manca evidentemente alla pellicola è la capacità, o molto più probabilmente la volontà, di pungere in profondità e di portare un vero e proprio affondo nella critica alla società statunitense (le occasioni, visto il soggetto di partenza, di certo non mancavano). Ed è proprio questa ingombrante assenza, se ci viene perdonato l’ossimoro, a fare del film una pellicola non riuscita fino in fondo, troppo poco graffiante e, in definitiva, tutto sommato politically correct. Con Juno siamo lontani, per fare un esempio recente, dall’intelligente e decisa mordacità di Little Miss Sunshine (2006), o, per andare qualche anno più indietro nel tempo, dalla pungente causticità della provocatoria commedia nera di Alexander Payne Election (1999): pellicole dalle quali emergevano in modo ironicamente e sottilmente dissacrante tutte le contraddizioni e le ipocrisie presenti all’interno della cultura e della società a stelle e strisce.
Juno è un film non banale e molto godibile, che indubbiamente annovera tra i suoi maggiori punti di forza il reiterato ricorso al registro ironico e soprattutto la brillante sceneggiatura, costituita prevalentemente da dialoghi rapidi, incalzanti e a tratti molto divertenti, ma purtroppo, come si specificherà più avanti, non particolarmente pungenti. La regia di Jason Reitman (figlio del regista di Ghostbuster e autore degli interessanti Thank you for smoking del 2005 e Tra le nuvole del 2009) è nel complesso poco appariscente e sembra porsi l’obiettivo di mettere in scena le vicende dell’estroversa sedicenne senza peli sulla lingua nella maniera più semplice ed immediata possibile; affidandosi molto allo script (vera e propria colonna portante che regge l’intero film) della giovane sceneggiatrice esordiente Diablo Cody, ex blogger che alla sua prima prova si è portata a casa l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. I personaggi principali sono estremamente ben delineati e gli attori forniscono delle ottime interpretazioni: Ellen Page (candidata all’ Oscar per questa interpretazione) è convincente nella parte della teen-ager che si ritrova incinta senza volerlo, così come Michael Cera e J.K. Simmons (che interpreta il padre di Juno) conferiscono in modi differenti ai loro personaggi uno spessore ed un’umanità assai apprezzabili.
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