Il Museo Galileo realizza un sogno del grande Scienziato, avvalendosi dell' eccellenza costruttiva di Officine Panerai.
Jupiterium Panerai, così si chiama l'orologio- planetario con calendario perpetuo che ha visto impegnati per due anni e mezzo alla sua realizzazione quattro maestri orologiai di Officine Panerai, in proficua sinergia col gruppo di studio del Museo.
Oggetto di altissimo valore e complessità costruttiva, composto com'è da da 1532 elementi, per la gran parte in titanio, è in grado di riprodurre i moti relativi di Terra( al centro del sistema), Sole, Luna e Giove con i suoi quattro satelliti, osservati per la prima volta da Galileo nel 1610 grazie alla sua invenzione del Telescopio.
E' composto da un globo trasparente, la volta celeste con le costellazioni, realizzata con due semisfere, unite da una sottile fascia,l’equatore terrestre. La volta celeste ruota, compiendo un giro completo in 23 ore e 56 minuti ( giorno siderale). Ciò è fatto per rappresentare il moto apparente degli astri per un osservatore posto sulla Terra. I corpi celesti all'interno ruotano compiendo le loro orbite in tempo reale: la Luna in 29,53 giorni; il Sole in 365,26 giorni; Giove effettua la sua rotazione attorno al Sole in 11,87 anni, mentre i suoi quattro satelliti in tempi compresi fra 1,8 e 16,7 giorni. L’orologio a carica manuale che guida i movimenti ha un’autonomia di funzionamento di 40 giorni. E reca scritta la riserva di marcia, ad evitare che lo Jupiterium possa fermarsi, perchè sarebbe grande la difficoltà di farlo ripartire.Il calendario perpetuo abbinato non richiede alcuna correzione fino all’anno 2100.
Jupiterium, questa meraviglia, è posto al centro di una sezione permanente del Museo dedicata a “Galileo e la misura del tempo”: un nuovo spazio interattivo articolato in tre sale. Che si aggiungono al percorso espositivo su due piani di Palazzo Castellani, di recente restaurato.
Oltre mille sono gli oggetti scientifici e gli apparati sperimentali in esposizione permanente, che comprendono tutti gli strumenti originali di Galileo giunti fino a noi, inclusi gli unici due telescopi esistenti. Il nuovo allestimento riflette i più moderni criteri nella progettazione museologica, che combina il rigore storico e scientifico con le esigenze della conservazione, le strategie di comunicazione e il raffinato design: In un solo anno di vita il Museo Galileo ha ottenuto tre prestigiosi riconoscimenti internazionali :Miglior Gestione musei nel 2010; Primo Premio della Great Exhibitions Competition 2010 della British Society for the History of Science; Premio 2011 della European Museum Academy.
Così commenta, in chiusura della presentazione di Jupiterium il Prof. Paolo Galluzzi, Direttore del Museo:
«Grazie alla proficua collaborazione che intrattiene da lunghi anni con Officine Panerai, il Museo Galileo inaugura una nuova sezione, che illustra con ... modelli interattivi alcune delle più straordinarie conquiste di Galileo. Conquiste che non solo hanno rivoluzionato la concezione dell’universo e del movimento, ma hanno anche fatto compiere un decisivo balzo in avanti ai sistemi meccanici per la misura del tempo,... e al processo di continuo perfezionamento che giunge fino ai giorni nostri. La straordinaria complessità meccanica e l’assoluta precisione del Jupiterium, realizzato da Officine Panerai e generosamente donato al Museo Galileo, indicano suggestivamente ai visitatori il rapporto strettissimo tra tradizione e innovazione: il Jupiterium dà infatti soluzione a uno dei sogni – quello di usare il moto dei satelliti di Giove come un perfetto orologio planetario – che Galileo perseguì con straordinaria intelligenza e ammirevole tenacia.»
A lui risponde A ngelo Bonati, CEO di Officine Panerai: «Siamo orgogliosi di rinnovare la nostra lunga partnership con il Museo Galileo e di contribuire a far conoscere il ruolo che Galileo ebbe nel campo dell’orologeria meccanica. Officine Panerai trova nell’eredità di Galileo un’inesauribile fonte di ispirazione, non solo per le nostre comuni origini toscane ma anche per la passione per la ricerca e l’esplorazione che la sua opera rappresenta.»