Analogamente, nel 2007 era stata segnalata la presenza di 7.100 gnu rispetto ai 143 rinvenuti nel 2010. Questa massiccia moria ha lasciato i leoni senza preda.
In risposta a questa ecatombe di grandi ungulati, il KWS ha trasferito 7.000 zebre e gnu nell'Amboseli National Park, nel tentativo di ristabilire l'equilibrio tra prede predatori. Un trasferimento costato 1,3 milioni di dollari. Ma nel frattempo, molti dei parchi nazionali e riserve della Tanzania, soprattutto nelle regioni del nord, sono risultati sempre più isolati, circondati da insediamenti umani e da coltivazioni agricole, mentre la fauna selvatica è in via di sparizione dai territori circostanti ai parchi.
Recenti studi hanno dimostrato come l'isolamento dei parchi nazionali e delle riserve sia stato un fattore decisivo nelle estinzioni dei grandi mammiferi in sei parchi del nord Tanzania nel corso degli ultimi decenni. Secondo i dati pubblicati nell'Uganda Wildlife Policy del 1999, tra il 1960 e il 1998, l'Uganda perso 97 per cento dei suoi elefanti, l'85 per cento degli Impala, il 57 per cento dei bufali e il 57 per cento dell'endemico Kob.
Parchi e riserve in Africa orientale sono ormai isole più o meno grandi. Isolata e intrappolata in habitat ormai privi della necessaria diversità di risorse, la fauna selvatica non è in grado di recuperare i gap. I corridoi di migrazione che storicamente le hanno permesso la distribuzione spaziale e temporale nell'utilizzo delle risorse non sono più accessibili o sono minacciati. La connettività territoriale tra i parchi e le riserve premetteva di preservare la memoria ecologica, e l'auto-rinnovamento adattivo, un componente essenziale della adattabilità ecologica. I parchi, una volta isolati, hanno quindi perduto la capacità di assorbire disturbi - siccità, inondazioni, il degrado degli habitat, epidemie - e di riorganizzarsi mantenendo le stesse funzione sostanziali: savana, foreste, zone umide.