Recensione
- Eris Edizioni
- Anno: 2013
Libro potente e stradaiolo sulla Val Susa ed il suo fondamentale movimento, ma soprattutto sui moderni emarginati ed il loro disagio.
La storia è quella di Teppa, un piccolo pusher che vuole vendicarsi di uno sgarro che gli ha fatto un poliziotto ora in Val Susa. Insieme a lui Panza e Giamaica sono in mezzo ai No Tav 11dargli una mano. Peccato che sia il 3 luglio 2011, la pagina forse più importante del movimento, ovvero gli scontri per riprendersi la Maddalena. Insieme a loro, tante storie ed altrettante persone che hanno da regolare conti o hanno da dire o fare qualcosa, come riprendersi la propria terra o la propria vita. Juri Di Molfetta lavora nel sociale e questa sua impostazione la si può riconoscere nella stesura del libro, poiché i personaggi sono dolorosamente veri, in maggior parte figli di quella Torino che sanguina ma non lo vuol dare a vedere, dove i dimenticati siamo tutti noi perché l’importante non sono le nostre vite: un intreccio appassionante ed una scrittura davvero efficace e forte, quasi punk hardcore per attitudine, dove i caratteri ed i fini e la fine dei personaggi sono tratteggiati molto bene. Non è un libro ovvio od un panegirico sul movimento ma, piuttosto, racconta storie vere o plausibili, là dove si vorrebbe che non ci fosse narrazione. Le ottime illustrazioni di Erika Bertoli ci portano ancora più dentro le terre inesplorate delle vite dei personaggi. Un libro duro come l’asfalto e come chi resiste, perché, come scrive Luca Abbà nella prefazione, “Se si saprà approfittare delle crepe che si sono create, le reti del cantiere /fortino andranno giù e la storia aprirà un nuovo capitolo, altrimenti dovremo confrontarci con gli scavi che avanzano provocando ferite laceranti nelle montagne e nei cuori dei valsusini e si concretizzerà lo scenario di una valle ulteriormente militarizzata …“.
Perchè la Val Susa deve nascere ovunque.
Prefazione di Luca Abba’
Illustrazioni di Erika Bertoli