« E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed elli a me: “Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.
E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidiosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. »
(Dante Alighieri, Inferno III, 31 – 51)
Voi lo sapete chi sono gli ignavi? Brutta gente. Date una letta qui.
Chi non si schiera, chi non agisce, chi aspetta senza fare crede di vivere, invece vegeta soffocato dall’abulia.
Caratteristica fondamentale di queste persone è l’incapacità di riconoscersi questo difetto.
Sono convinti quasi sempre di essere dei decisionisti, loro. E invece non meritano il paradiso. E nemmeno l’inferno. Ma solo di correre e correre dietro una meta che non raggiungeranno mai.