La carriera di Justin Timberlake è una delle più pazzesche e uniche di tutto lo showbiz attuale. È vero, ci sono altri entertainer che mischiano il loro lavoro nella musica con quello nel cinema. Con risultati però spesso e volentieri sul ridicolo andante, come Will Smith e Jennifer Lopez. Will Smith mi rifiuto di considerarlo sia un rapper che un attore. Quanto a J. Lo, come cantante è un po’ la Laura Pausini portoricana e come attrice… beh dai, lasciamo stare che è meglio, come direbbe Puffo Quattrocchi. JT è partito prima dal Mickey Mouse Club e poi è riuscito a uscire vivo da una boy band, gli *N SYNC, che tra l’altro è stata la boy band di maggior successo nella storia degli Stati Uniti. Roba che a fine anni ’90 hanno sfracellato qualunque record di vendite che manco i Beatles. Eppure passo dopo passo Justin ce l’ha fatta a emanciparsi. Prima con il disco d’esordio “Justified” che lentamente prendeva le distanza dal sound bimbominkioso della sua band di provenienza, quindi con il secondo “FutureSex/LoveSounds” ha stravolto le regole del pop mainstream grazie alle geniali produzioni di Timbaland. Nel frattempo si è anche costruito una carriera di tutto rispetto a Hollywood, anche qui un passo alla volta. Dai primi piccoli ruoli in Alpha Dog, Southland Tales e Black Snake Moan a parti poi da prima donna nella commedia romantica Amici di letto, nel fantascientifico In Time, nello sportivo Di nuovo in gioco e conquistandosi pure i plausi della critica e convincendo tutti ma proprio tutti in The Social Network di David Fincher.
Dopo una lunga assenza dalle scene musicali, adesso è tornato con il terzo disco “The 20/20 Experience” che prosegue sulla stessa linea del predecessore e qui sta un po’ il suo unico limite, visto che manca l’effetto sorpresa. A questo giro, il Timberlake sposta però il gioco a un livello superiore, uscendosene con un lavoro gigantesco e ambiziosissimo, composto non da semplici canzoni, ma da vere e proprie sinfonie della durata di 7/8 minuti l’una. Il pop commerciale degli *N SYNC è un lontanissimo ricordo. Qui dentro c’è un pop maturo e di gran classe, si senta il primo singolo “Suit & Tie”, un brano che se lo ascolti vestito in tuta ti senti a disagio e ti viene un’immediata voglia di metterti in giacca e cravatta (o papillon) come nell’elegantissimo video diretto dal fido David Fincher.
Non solo. Dentro al suo nuovo album Justin ha infilato un sound dalle forti influenze soul e R&B, senza dimenticare l’hip-hop di marca Timbaland, una roba ad un livello altissimo di quelle che attualmente in circolazione si può permettere il solo Frank Ocean. Il tutto con una sua personalità definita, senza ammiccamenti alla dubstep o ai suoni pop-dance commerciali in voga al momento e lambendo piuttosto una nuova psychedelia pop, basti
Più che un semplice disco pop, “The 20/20 Experience” è - lo dice il titolo stesso - un’esperienza. Più che contenere delle canzoncine da 3 minuti 3 strofa-ritornello-strofa, esibisce delle suite che per struttura fanno venire alla mente sinfonie di musica classica. Chi l’avrebbe detto che il biondino sarebbe arrivato fino a questo punto, mentre cantava e ballava come una marionetta insieme agli *N SYNC? Per fortuna ormai a quel Justin abbiamo detto “Bye Bye Bye”. (voto 7,5/10)
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