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Juventus, il retroscena del ricorso presentato nel caso Mutu-Chelsea

Creato il 05 marzo 2014 da Aplusk

Juventus caso Mutu ChelseaAltra pagina dell’intricata vicenda nota alle cronache come il caso Mutu-Chelsea. Il giocatore, per farla breve e dare una rinfrescata alla memoria, fu licenziato “per grave inadempimento” nel  2005, dopo che l’anti-doping aveva smascherato la positività del giocatore a uno stimolante proibito.

La squalifica per 7 mesi e la multa comminata dalla Federazione Inglese, non impedirono alla Juventus di tesserarlo comunque. Le caselle riservate agli extracomunitari erano tutte occupate, così l’idea di parcheggiarlo al Livorno, e tesserarlo a partire dalla stagione 2005-2006.

Juventus, il retroscena del ricorso presentato nel caso Mutu-Chelsea il 29 ottobre 2013

Il Chelsea decise di presentare ricorso, chiedendo contestualmente il risarcimento del danno alla società degli Agnelli: lo scorso ottobre, la Dispute Resolutione Chamber della Fifa ha notificato alla Juventus la condanna a pagare 17 milioni di euro esclusi gli interessi (21 milioni totali), cifra considerata risarcitoria dei danni cagionati dal giocatore rumeno al club londinese. L’ultima relazione trimestrale depositata in questi giorni dal club bianconero, rivela la mancanza di volontà di sottostare a una simile decisione, con il ricorso contro la decisione della Fifa che era già stato presentato il 29 ottobre 2013. Ecco la nota del club: ”La presentazione dell’appello sospende l’esecutività del provvedimento. Si attende ora la fissazione dell’udienza da parte del collegio arbitrale”.

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Mossa legittima secondo la Juventus, come le motivazioni che l’hanno animata: “La decisione della Fifa si fonda su precedenti vicende giudiziarie derivanti dal licenziamento, nel 2005, del calciatore Mutu da parte del Chelsea a seguito dell’assunzione da parte del calciatore stesso di sostanze stupefacenti”.

Juventus, il retroscena del ricorso presentato nel caso Mutu-Chelsea. Esistevano “clausole impeditive”

Continua così: “Tali vicende, evidentemente, hanno visto coinvolti esclusivamente il Chelsea e Mutu, non avendo Juventus, in alcun modo, indotto il giocatore all’inadempimento verso il Chelsea che ha portato alla risoluzione del suo contratto di lavoro”. In realtà, però, nel contratto di Mutu con il Chelsea sembra esistessero delle clausole che obbligavano il giocatore al risarcimento in caso di firma con un altro club. “E se il giocatore non vuole o non ha questa possibilità, allora coloro che lo aiutano sono responsabili», tuonò l’agente Becali. Se l’esistenza di queste clausole fosse confermata, per la Juventus sarebbe come pattinare in salita durante una nevicata.

Ma la società ritiene improbabile la soccombenza nel processo e ha inoltre evitato di effettuare un accantonamento nel fondo oneri e rischi. Fermo restando il salvagente del ricorso possibile al Tribunale federale svizzero. In caso le cose, alla fine, non dovessero andare come preventivato.


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