di Beniamino Franceschini
Articolo scritto per Fanpage, 02/11/2012.
Andrea Stramaccioni conosce i propri limiti e quelli della squadra: sa che l’Inter di oggi è parte di un tentativo più ampio di ricostruzione della società e dell’organico, le prime gocce del carburante con il quale il presidente Moratti spera di alimentare una nuova corsa a gran velocità. Sin qui, l’allenatore ha mostrato prudenza e umiltà – talvolta un po’ forzata – capendo, salvo qualche raro episodio, che muoversi sopra le righe non sarebbe utile al progetto e all’ambiente interisti. Da parte sua, Stramaccioni ha mostrato una grande capacità, ossia modulare la formazione di volta in volta in base all’avversario che avrebbe dovuto affrontare.
Secondo alcune filosofie e tendenze di pensiero, adattarsi è una forza: in questo senso, il tecnico ha saputo innanzitutto cogliere le criticità e le potenzialità della squadra, dividendo bene i ruoli sul campo. In particolar modo, Stramaccioni ha agito con prudenza – la migliore arma quando non si sa dove si può davvero arrivare – razionalizzando l’Inter e disponendola sul terreno di gioco affinché ogni reparto ottemperi al ruolo che è naturalmente delegato a compiere: l’attacco segni, il centrocampo interdica e costruisca, la difesa difenda. Detto così sembrerebbe una banalità, ma in realtà non lo è, sia perché è necessario che i giocatori accettino di infondere il massimo impegno nella rigidità, sia perché durante la partita è possibile che qualcosa imponga una maggiore flessibilità. Stramaccioni, invece, mira alla semplicità: difficilmente si inciampa camminando un passo per volta.
Non è un caso, quindi, se l’Inter sia andata in goal soprattutto con gli uomini del reparto offensivo (Cassano, Milito e Palacio), mentre la Juventus abbia una distribuzione più regolare delle marcature fra tutta la formazione, soprattutto fra i centrocampisti, le cui percussioni sono spesso necessarie per colmare l’assenza di un centravanti puro di qualità. A parer mio, Juventus-Inter di domani sarà la classica partita disputata sulla linea mediana o, perlomeno, le cui sorti saranno decise da tale reparto: la squadra piemontese, infatti, ha un centrocampo più volto alla proposizione e all’inserimento negli spazi, anche per compensare il vuoto in avanti, mentre quello dei lombardi è più propenso alla costruzione a servizio – anche fisico – degli attaccanti, alla copertura e al ripiegamento. In sostanza, il contesto ottimale per la reciproca neutralizzazione. Non credo, però, che Stramaccioni marcherà a uomo Pirlo, poiché, schierando il 3-5-2, con Nagatomo, Cambiasso, Guarin, Gargano e Zanetti, l’obiettivo sarebbe principalmente bloccare direttamente lo spazio a centrocampo, pressando qualche metro prima della trequarti, impedendo le penetrazioni e lasciando alla difesa il compito di controllare gli attaccanti. Qualora, invece, fosse preferito il tridente offensivo, Palacio entrerebbe al posto di Guarin e sarebbe rischioso sganciare un uomo dalla linea per sacrificarlo su Pirlo, considerato che allo juventino basta una sola occasione per trovare il lancio giusto.
Una nota sulla linea mediana della Juventus: sarebbe controproducente escludere Pogba. Il francese sta prendendo ottimamente confidenza col nostro campionato e la garanzia di una serie di presenze regolari è molto più utile di una sommatoria di ingressi non consecutivi in gare avviate. Pertanto, Conte potrebbe escludere o Vidal o Marchisio – forse il primo – per consentire a Pogba di confermarsi. In sostanza, date le ultime prestazioni delle due squadre, l’Inter ha davvero la possibilità di fermare la Juventus, ma l’obiettivo è senz’altro molto più complesso di quanto sembri sulla carta.
Beniamino Franceschini