DI SIMONE STENTI
Dove eravamo rimasti?Tre mesi all’apparenza passati inutilmente. In realtà, la gara di Bari offre molti spunti, ma nessuno definitivo.Come è stra-ovvio che sia alla prima di campionato.
Certo, i campanelli d’allarme non mancano, primo fra tutti vedere i pugliesi correre il doppio rispetto ai nostri che hanno cominciato la preparazione da due mesi.
Neppure l’ortodossia al 4-4-2 esalta, ma è presto per disperarsi: aspettiamo almeno di avere una vera punta di sfondamento là davanti e qualche cross di Pepe che non finisca in tribuna.
Qualche considerazione più allargata si può però fare sulla campagna acquisti, questa sì definitiva.Pochi giri di parole: una rivoluzione.
Guardando ai raggi X entrate e uscite balza però all’occhio la partenza di quattro campioni del mondo (Cannavaro, Camoranesi, Grosso e Trezeguet), con una dote di una decina di scudetti, due Lighe spagnole, tre campionati francesi, più coppe e coppette varie.
Tra i nuovi arrivati l’unico che ha vinto qualcosina è Milos Krasic, campione due volte in Russia.
Costruire una squadra vincente è un’alchimia complicatissima, ma una delle poche cose certe è che serve gente che ha già vinto e che sia capace di trasmettere l’esperienza agli altri, ai nuovi, a quelli che hanno entusiasmo ma che non sanno come convogliarlo in energia vincente.
A chi toccherà farlo?
A Buffon o Iaquinta, dall’infermeria? A solito, unico Alex Del Piero, ormai alle prese col prepensionamento?
Altri non ce n’è più.
Questa mancanza di leadership, che per altro si riflette sulla panchina e su una dirigenza nuova, che non ha mai giocato ai massimi livelli (è per questo che Zlatan, uno che negli ultimi sette campionati ha vinto sette volte, l’ha preso il Milan?), è il dato che più mi preoccupa.
Il resto è Bari.