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Juventus, un grande allenatore per evitare il "rischio feyenoord"

Creato il 17 maggio 2011 da Emozionecalcio
SIMONE STENTI, GIORNALISTA E TIFOSO JUVENTINO, ANALIZZA IL MOMENTO DELLA SQUADRA BIANCONERA, PROPONENDO UN' ALTERNATIVA PLAUSIBILE RISPETTO AD ALLENATORI COME CONTE E MAZZARRI.
DI SIMONE STENTI
Dopo due anni al settimo posto, incombe il rischio Feyenoord. La squadra di Rotterdam che negli anni Settanta svettava nel calcio europeo, è scomparsa dai radar internazionali e oggi i giovani non olandesi non sanno neppure che esista. Da anni traccheggia a metà classifica nel torneo nazionale.
Perché scivolare nell'oblio è molto più semplice di quanto si creda. L'asticella delle aspettative e dell'ambizione s'ammaina progressivamente, finché la mediocrità diventa norma, il pensiero provinciale diventa dominante. Finché, tanto per entrare nel concreto, si arriva a pensare che un Delneri possa allenare la Juve.
Invertire il corso di marcia, allora, diventa uno sforzo talvolta neppure preso in considerazione. E seppur si caccia Delneri per sostituirlo non si va oltre le candidature di Mazzarri e Conte, due rispettabili professionisti del calcio minore.
Quando, ancora prima che firmasse, etichettai il povero Delneri come la prova che la Juve aveva abdicato da grande d'Europa, mi si ribatté che neppure Lippi, alla sua prima gestione, vantava un curriculum da Juve. La stessa risposta che mi sento dare quando arriccio il naso ai nomi degli attuali allenatori di Napoli e Siena.

Si dimentica, evidentemente, la differenza tra la Juve del primo Lippi e questa. Non in campo (oddio, non soltanto), ma soprattutto in Società. Questa Juventus manca di carisma ovunque. Il Presidente, che ha l'albero genealogico migliore d'Italia, deve però dimostrare ancora tutto come manager. Gli va data fiducia, ma non è su di lui che può essere rifondato l'immediato futuro della squadra. (Volontariamente taccio sulle recentissime uscite della proprietà, rappresentata dall'altro ramo di famiglia.)
Da qualche giorno, c'è un nuovo amministratore delegato, che legittimamente di calcio non sa nulla. Farà i conti, ma non in campo. Come dg sportivo, c'è una persona certamente esperta, ma che deve rimediare la storica figuraccia della scorsa campagna acquisti: chi crede che Martinez possa valere i 12 milioni che ha speso, come minimo qualche lacuna ce l'ha.
Perciò, l'allenatore che arriverà si troverà il vento in faccia. E sarà un vento di tempesta. Dovrà avere spalle larghe e grinta da manager, credibilità in campo, ma anche fuori per convincere a venire da noi i “top players” (come si usa chiamare quelli che fino a ieri erano i campioni). Questa Juve, questa proprietà disinteressata, questa dirigenza non sono un richiamo. Tanto meno senza vetrine europee, neppure di seconda fascia.
Questa figura di garanzia non può essere incarnata né da Walter Mazzarri né da Antonio Conte. Sul mercato ci sono solo tre nomi di caratura internazionale, che non siano blindati da contratti o progetti più avvincenti: Louis van Gaal, Rafa Benitez e Carlo Ancelotti. Io punterei a occhi chiusi su Carletto: chissà quanta voglia avrebbe di far rimangiare a tutti quegli osceni striscioni di dieci anni fa, che le curve gli dedicarono. Ma anche gli altri due andrebbero bene. Sarebbe un segnale che si è tornato a ragionare in grande e che si vuole tirare il freno a mano durante la caduta verso la quota Feyenood.
Temo però che questa dirigenza preferisca far prendere il vento di tempesta in faccia a Mazzarri, che – vorrei sbagliarmi – con quella invidiabile chioma, si spettinerà molto presto.

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