Magazine Cinema
Che cosa?
Un altro horror su In Central Perk?
Che succede?
Ebbene sì, non paga dei brividi regalatemi da Saw prima e da Suspense poi, complice il buon Obsidian sono tornata, armata di un muscoloso giovine al mio fianco, ad affrontare il genere.
L'occasione lo richiedeva, visto che in quel di The Obsidian Mirror da un mese a questa parte si parla di Whispering Corridors e nell'ultimo giorno di questa iniziativa, la blogosfera tutta (o quasi) si è riunita all'insegna dei k-horror.
Cosa sono i k-horror mi dite voi che, come me, facevate di tutta un'erba un fascio?
Sono gli horror Koreani, in cui non c'è bisogno di chissà quali effetti splatter o di sangue, bastano le presenze, bastano i sussurri e possibilmente dei lunghi corridoi per incutere timore.
Hansel e Gretel queste caratteristiche ce le ha tutte.
Prodotto in Korea, nel 2007, non è propriamente una versione orrorifica della fiaba dei fratelli Grimm, ma ne è una derivazione, con riferimenti e vere e proprie citazioni, che lo rendono ancora più particolare.
Tutto inizia con il giovane Eun-soo, alla guida della sua auto, imprudentemente al telefono con la fidanzata incinta che gli rinfaccia l'essersene andato nel momento del bisogno, con una decisione tanto importante (abortire o non abortire) da prendere.
Va da sé che Eun-soo uscirà fuori strada, avrà un incidente, e si sveglierà quando ormai è buio, in una foresta che non conosce, con una bambina affianco che lo porta nella sua casa.
Una casa inquietante, per quanto il sogno di ogni bambino, piena all'inverosimile di giochi, di stampe, di carta da parati tutto a tema bambini, conigli, orsi ecc. ecc. Qui Eun-soo conosce il fratello di Young-hee, Man-bok, e la sorellina più piccola Jung-soon, e i loro genitori, e non ci vorrà un genio (il telefono non c'è, le scuse vengono accampate, a lavoro o a fare la spesa non si va) per capire che qualcosa in quella casa non quadra, anche se i dolci non mancano, e ci si ciba quasi solo di quelli.
Ma in quella casa Eun-soo dovrà starci per 5 giorni, uscire dalla foresta sembra impossibile, e i segni, gli indizi e il sentore che ci sia una realtà difficile da accettare che aleggia in Man-bok e le sue sorelle si fa sempre più forte.
Come detto, non c'è bisogno di sangue, non c'è bisogno di splatter, a fare davvero paura in Hansel & Gretel sono le ambientazioni, così perfette e infantili, e sono i bambini stessi, che seguono/compaiono/sostano tra corridoi e foresta. E' una certa atmosfera densa e gelida che si crea e si forma man mano che la visione prosegue.
Non c'è traccia di una favola della buonanotte, quello che si vede ricorda più un incubo, da cui lo stesso Eun-soo vorrebbe tanto svegliarsi.
I brividi si sentono, quindi, li ho sentiti, e mentre si cerca di costruire una verità, di capire le origini di questo male latente, si finisce però appesantiti da una parte finale decisamente pesante e pure un po' ripetitiva, nonostante i colpi di scena che annientano ogni speranza e lasciano più pietrificati che terrorizzati, perchè in fondo non c'è niente di spaventoso di quanto l'essere umano è capace di fare.
Resta una magia sinistra, quindi, resta un'estetica tanto perfetta quanto terrificante, che si insinua tra i corridoi della mente.
Proseguite questo giovedì da brividi con gli altri blog e gli altri k-horror:
"Whispering Corridors" (1998) su Non c’è paragone"Whispering Corridors" (1998) su Pensieri Cannibali“Sorum” (2001) su Mari’s Red Room“Two Sisters” (2003) su White Russian“Three...Extremes” (2004) su La Fabbrica dei Sogni“The Host” (2006) su Recensioni Ribelli“Thirst” (2009) sulBollalmanacco di Cinema“I Saw the Devil” (2010) su Delicatamente Perfido“The Terror Live” (2013) su Cinquecento Film Insieme“Mourning Grave” (2014) su Director’s Cult
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