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K-Horror Day: Thirst (2009)

Creato il 30 aprile 2015 da Babol81
K-Horror Day: Thirst (2009)
Aprile sta quasi finendo, quindi è tempo per un altro Day, nato stavolta da un interessantissimo progetto creato dal padrone di Obsidian Mirror. Sul blog in questione, da un mese a questa parte Obsidian sta sviscerando la saga horror Whispering Corridors (un post sul primo episodio, per la cronaca, lo trovate anche sul Bollalmanacco a queste coordinate), non solo con recensioni ma anche con interessanti articoli legati alla cultura e al folklore della Corea; per concludere dunque degnamente questo mega-speciale lungo un mese, Obsidian ha chiesto a noi blogger di dedicare un Day alla celebrazione del k-horror, ovvero l’horror coreano. Io ho aderito con l’affascinante Thirst (Bakjwi), diretto e co-sceneggiato nel 2009 dal regista Park Chan-Wook.
K-Horror Day: Thirst (2009)
Trama: un prete decide di offrirsi come volontario per un esperimento che mira ad ottenere la cura per un virus mortale. L’uomo viene purtroppo infettato e muore ma una trasfusione lo trasforma accidentalmente in vampiro, risvegliando in lui una brama di sangue e un insano appetito per i piaceri della carne.


K-Horror Day: Thirst (2009)
Tutto avrei pensato ma mai che un regista coreano si prendesse la briga di trasporre in chiave horror la Thérèse Raquin di Emile Zola. Se l’avessi immaginato o saputo, ovviamente, avrei riletto un romanzo che non apro dai tempi del liceo giusto per poter fare un confronto e arrivare più preparata a redigere questo post, invece vi toccherà subire l’ignoranza e la faciloneria tipiche di un concorrente di Avanti un altro e io farò finta di non aver mai cominciato la recensione di Thirst con questa affascinante premessa. Definire semplicemente la pellicola di Park Chan – Wook come una rilettura del romanzo di Zola oppure come un horror imperniato sulla figura del vampiro, comunque, sarebbe oltraggioso e riduttivo, visto che le più di due ore di pellicola offrono talmente tanti spunti di riflessione che servirebbe ben più di un breve post ignorante per parlarne. Innanzitutto, è interessante la scelta di spostare il fulcro della storia da “Thérèse” a “Laurent”, svestendo quest’ultimo dai panni dell’artista squattrinato e facendogli indossare quelli del prete. Padre Sang – Yeon è un giovane sacerdote cattolico, diventato tale forse non per vocazione ma semplicemente perché orfano e cresciuto da un altro prete; il suo compito principale è quello di raccogliere le confessioni dei fedeli ed elargire loro quel conforto che deriva semplicemente dal perdono, quella “remissione da ogni peccato” che, da non fervente cattolica, trovo quanto di più biasimevole, “comodo” ed ipocrita esista al mondo (anche Park Chan – Wook critica questo aspetto della religione cattolica, poi ci arriviamo). Giustamente, Sang – Yeon vorrebbe fare qualcosa di più utile e concreto per l’umanità e decide così di offrirsi come cavia per sperimentare un vaccino che dovrebbe contrastare un virus mortale; purtroppo l’esperienza finisce malissimo e Sang – Yeon muore ma in qualche modo una trasfusione di sangue fatta poco prima di spirare lo resuscita come vampiro. Come un novello Messia, Sang – Yeon torna a camminare tra i fedeli che, ovviamente, cominciano a richiedere miracoli e a considerarlo un santo, senza sapere che in realtà il povero prete non è un santo e non è più neppure umano, anzi, ha il suo bel da fare a tenere a bada le sue nuove pulsioni vampiriche… cosa che mi fa tornare, prima di proseguire esplorando il lato più “romantico” della vicenda, a quella feroce critica contro alcuni aspetti della religione cattolica di cui parlavo prima.
K-Horror Day: Thirst (2009)
Sang – Yeon, una volta scoperta la sua natura di vampiro, comincia ovviamente a tormentarsi, schiacciato dall’impossibilità di conciliare le sue brame improvvise e la sua fede, quindi decide di affidarsi ai consigli di chi dovrebbe essere più competente e saggio di lui, ovvero il prete che lo ha cresciuto. Purtroppo questo anziano e cieco sacerdote predica bene ma razzola male e porta all'estremo quella convinzione, già fastidiosa di per se, di poter cancellare i peccati di una persona con una semplice parola di assoluzione e di poter adattare ad ogni situazione i dogmi del Vangelo (per esempio, secondo lui non è peccato che Sang - Yeon succhi sangue perché il Vangelo dice di mangiare per vivere e allo stesso modo gli dice che non è peccato amare e desiderare Tae - ju, basta solo che non si arrivi al rapporto fisico), arrivando fino al punto di provare a sfruttare il suo pupillo per i propri fini egoistici. Tutto questo terribile bailamme di profittatori, questuanti e consiglieri fraudolenti perlopiù cattolici porterà Sang – Yeon dritto tra le braccia di Tae – ju, la Thérèse Raquin della situazione nonché il personaggio più ambiguo ed interessante dell’intera pellicola; questa donna apparentemente timida e dimessa diventerà la causa principale della caduta di Sang – Yeon, insinuandosi nel debole cuore del sacerdote e minandone la forza di volontà prima attraverso i piaceri della carne, poi con bugie ed inganni sempre più pericolosi. Di regola, Tae – ju dovrebbe essere l’emblema della donna diabolica e corruttrice ma in realtà mi è sembrata una vittima tanto quanto Sang – Yeon, una ragazzina mai cresciuta del tutto e tenuta in uno stato di succube ignoranza da una matrigna severissima e da un marito senza palle, incapace persino di soffiarsi il naso; la ragazza, di fatto, non ha mai conosciuto l’amore (della famiglia, di un amante ma nemmeno di un amico), non è mai uscita dal negozio di stoffe gestito dalla matrigna e l’unica libertà che può concedersi sono le disperate corse a piedi nudi fatte la notte, di nascosto. E’ quindi comprensibile che Tae – ju cerchi in ogni modo di legarsi all’unica persona che abbia mai mostrato interesse per lei ma è altrettanto comprensibile il desiderio di liberarsene non appena la presenza di Sang – Yeon diventerà un ostacolo ai suoi desideri, alla sua ritrovata libertà e alla sua crudele ma infantile vendetta nei confronti della famiglia e dell'umanità intera.
K-Horror Day: Thirst (2009)
Oddio, ho scritto un post lunghissimo, noiosissimo e sconclusionato. Purtroppo, come ho detto, liquidare Thirst in due righe non era possibile e mi sono lasciata trasportare sia dalla trama che dalla bellezza delle immagini che dimostrano, come al solito, quanto Park Chan – Wook sia un artista più che un semplice regista. Se devo essere sincera, l’estro di Park Chan – Wook si sbriglia soprattutto nella seconda metà del film, che diventa un delirio di visioni tra il grottesco e l’inquietante (quando il marito di Tae - ju comincia a spuntare dappertutto, portandosi dietro una scia d’acqua, ho creduto di morire dal ridere ma effettivamente la cosa mette anche i brividi…) e ricerca soluzioni registiche, scenografiche e di montaggio assai peculiari; la caccia all’interno di una casa ormai bianchissima ed asettica sulle cui pareti spiccano il rosso del sangue e il blu del bellissimo abito di Tae-ju, l’enigma rivelato dagli occhi e dal dito della matrigna ormai paralizzato (una sequenza che mi ha lasciata senza fiato nonostante sapessi benissimo quale fosse la soluzione del mistero), quel misto di sensazioni contrastanti provocate da quel triste e risolutivo tramonto alla fine sono tutti frammenti di un mosaico elegante e particolare che si sono conficcati nel mio cuore per non uscirne più. Park Chan – Wook si conferma ancora una volta uno dei miei Autori preferiti, uno dei pochi in grado di non lasciarmi indifferente e di trasformare le ore in minuti talmente veloci che è impossibile non essere presi dalla “sete” e volerne sempre di più! Se cercate un film di vampiri totalmente avulso da banalità e facilonerie assortite abbeveratevi alla fonte di un Maestro del cinema coreano, non ve ne pentirete!
K-Horror Day: Thirst (2009)
E se ancora non vi basta, vi ri-segnalo lo speciale su Whispering Corridor di Obsidian Mirror, oltre ad aggiungere i link ai post degli altri partecipanti a questo K-Horror Day... ENJOY!
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