La copertina di "Kabul non è Roma"
Questo è un post un pò diverso dagli altri. Questa volta, invece di parlarvi di un viaggio, di un’avventura, di un ricordo, vorrei raccontarvi che… Kabul non è Roma.
Scontato, vero? effettivamente sì, potrebbe sembrare abbastanza ovvio. In realtà questa era una battuta che un’amica aveva fatto al termine di una conversazione semiseria sulle differenze esistenti tra la vita in Italia e quella in Afghanistan. Francesca aveva terminato così le sue riflessioni, pronunciando questa frase come fosse una grande verità.
Lì per lì quelle parole mi erano sembrate di un’ovvietà unica…me le ripetevo ogni tanto, per fare una risata tra me e me o con le mie colleghe. Poi, un giorno, ripensandole a distanza di due anni, ne avevo capito la forza. E’ chiaro che Kabul non è Roma. Ma questa frase, nella sua disarmante semplicità, racchiude tutto. Perchè dice della difficoltà di vivere a Kabul, cercando di crearsi una vita normale, provando a rincorrere una quotidianità tra le bombe e i giardini pieni di rose, lo stress del lavoro e le feste all’aperto, tra le cene in Ambasciata e i posti di blocco delle basi militari. Cercare insomma un equilibrio, in un mondo che invece è in costante bilico, sospeso su un baratro.
Però dice tutto ciò con leggerezza, lontano da quei toni apocalittici di cui spesso leggiamo sui giornali. Sono parole che fanno sperare che un pò di spensieratezza sia possibile anche a Kabul, dove regnano dolore e distruzione. Perchè nel lungo periodo, si cerca di dimenticare il male, e piuttosto ci si sforza di guardare il bello che ci circonda. E soprattutto perchè l’Afghanistan, nonostante la guerra, rimane una terra bellissima, e questo anche grazie al suo popolo.
Per tali motivi ho scelto queste parole come titolo del mio libro. A chi avrà pazienza e voglia di leggerlo, proverò a trasmettere la grande varietà di sentimenti provati durante i miei undici mesi afghani. Se ci riuscirò, anche solo in parte, sarò contenta.
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=624445