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KABUL...un inferno per continuare a vivere.

Da Costantino Posa
KABUL...un inferno per continuare a vivere.Invece di scrivere di giorno, scrivo di notte. Si sa che di notte il cielo è buio. Può sembrare buio, ma lassù, in fondo al tempo c’è il silenzio che parla di attimi. Racconta di ieri, di ricordi, di amori e di pianti. E poi, non è vero che è buio, s’illumina di stelle, come tutte le perle e le sberle di un tempo che fu. Affiorano d’infanzia i luoghi dove ho respirato. I muri dove, a volte, mi sono adirato e i volti di chi da sempre ho amato e parlato. La vita per gioco o dispetto, fa e disfa dei nodi: Prima completamente invasa dalla dimenticanza, poi prima di te morte, ha deciso di prendersi una pausa. Pensa ad altro. Pensa ai tanti pensieri che un tempo non davano tregua. Rocce granitiche grigie, come teatrini d’incanto dimenticato. Nidi tessili, fatti di parole, dove stanze senza pareti si protendono verso la tonalità, a volte calda, altre volte fredde del non è facile dimenticare. Mentre tutto intorno, tutto sembra essere lì per caso: le emozioni, come vecchie dimore in rovina, ridisegnate con pochi tratti che si presentano ad essere riciclate. Ma la luce non è rimasta sempre la stessa. Peccato che non abbia visto nel tempo il muro che non si lascia attraversare. Mentre la poesia, nata come una riflessione, si fonde con i sospesi, rimasti sospesi in un tempo indefinito. 

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