“Andare a scuola mi piaceva molto. Sapevo che dopo la mutilazione mi sarei dovuta sposare e che il mio sogno di diventare maestra sarebbe svanito” racconta Kakenya. Incoraggiata dalla mamma a lottare per una vita migliore, la ragazza cercò di posticipare il più possibile il rito di passaggio. E quando il padre finalmente le diede l’ultimatum, lei rispose con la sua presa di posizione.
L’atto di coraggio la ripaga abbondantemente: grazie agli ottimi voti Kakenya vince una borsa di studio negli Stati Uniti. Una parte della sua comunità raccoglie fondi per pagarle il viaggio aereo, e in cambio lei promette di ritornare per aiutare il villaggio, chiamato Enoosaen (Kenya occidentale).Nei prossimi 10 anni, Kakenya non solo si laurea, ma ottiene un dottorato in scienze dell’educazione e un lavoro alle Nazioni Unite. Fedele alla sua parola, rientra in patria e nel 2009 apre la prima scuola per le bambine del suo villaggio, il Kakenya Center for Excellence www.kakenyasdream.orgOggi, Kakenya Ntajya aiuta più di 150 bambine a ricevere l’educazione e le opportunità per le quali lei si è dovuta sacrificare in modo così crudele. I genitori che vogliono iscrivere le figlie devono accettare di non sottoporle a mutilazioni e matrimoni prematuri. Le alunne possono vivere negli edifici messi a disposizione dalla scuola, in modo da non dover camminare da sole per chilometri, riducendo il rischio di assalti sessuali, frequenti nelle comunità rurali africane. Inoltre, questo fa sì che le bimbe non debbano occupare tutto il tempo libero a fare lavori casalinghi. “Ora possono dedicarsi agli studi… ed essere bambine” sostiene la fondatrice.La scuola offre 3 pasti al giorno, uniformi e libri, oltre che attività extracurriculari come calcio e dibattito. In quanto struttura pubblica, il centro riceve un po’ di aiuti dal governo del Kenya, ma la maggior parte delle spese vengono coperte dalla ONG di Ntajya basata negli USA, che si occupa anche di organizzare workshop su salute e leadership nel villaggio, trattando temi come HIV/AIDS, infibulazione, gravidanze.
“Non è stato facile. Gli uomini controllano tutto qui.. ma niente arriva servito su un piatto d’argento. Bisogna lottare con determinazione” dice Kakenya, che con molta pazienza è riuscita a convincere i leader anziani di Enoosaen a donare del terreno per la costruzione della scuola per sole bambine. Il capo del villaggio stesso, John Naleke, fino al 2006 sosteneva che l’educazione delle donne non fosse per niente importante. Ora la pensa diversamente: “Abbiamo tanti figli (maschi) che sono partiti per gli Stati Uniti per studiare. Kakenya è l’unica che è tornata ad aiutarci. Cerca di cambiare le vecchie tradizioni per aiutare le bambine ad avere una vita migliore”.Il sogno di Kakenya è quello di dare alle donne l’opportunità di arrivare fin dove le abilità consentono loro di arrivare. “Sono tornata per fare in modo che le bambine non debbano negoziare come ho dovuto fare io. È per questo che mi sveglio ogni mattina”.