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Kaki King è una musicista statunitense nata in Georgia. La sua musica e’ tanto contradditoria quanto lo e’ la stessa citta’ di New York, dove si trasferì dalla nativa Atlanta.
Per Kaki la chitarra e’ uno strumento a percussione proprio come la batteria, che suonava con la band della scuola. Certamente c’erano già delle chitarre in giro per casa, suo padre, un avvocato, amava la musica e ben presto riconobbe il talento della figlia.
“Quando avevo circa 4 anni, i miei genitori volevano che io prendessi lezioni di musica, e ho scelto la chitarra, ma non mi divertivo molto, così verso i 5 anni la misi da parte e a 9, 10 anni ho cominciato a suonare la batteria, che tutt’ora suono ancora. Ho iniziato così a suonare musica pop e questa esperienza mi ha influenzata molto quando sono ritornata a suonare la chitarra”.
Per molti anni la batteria fu la sua passione, ma verso l’età di 11 anni Kaki iniziò a sperimentare con le chitarre che suo padre aveva collezionato, provando a suonare i brani contenuti in un libro di canzoni dei Beatles. Nello stesso periodo stava per uscire il nuovo album dei Fleetwood Mac e Kaki leggeva le tablature e ne trascriveva le canzoni.
Poi incominciò a spostare il suo interesse verso altre band ed i loro chitarristi: Johnny Marr degli Smiths, Graham Coxon dei Blur. Aveva 16 anni quando scoprì i grandi chitarristi del fingerstyle - Preston Reed, Michael Hedges, Leo Kottle e Alex De Grassi-, ma in qualche modo i più giovani musicisti dark sembravano molto intriganti: tra questi Nick Drake, Elliot Smith e Mark Kozelek dei Red House Painters.
Quando Kaki si trasferì a New York per studiare alla NY University si considerava principalmente una batterista. Suonava attorno al Village con varie band. “Pensavo che se avessi mai sfondato, sarebbe stato come batterista”, il “botto” non arrivò mai, ma le opportunità di suonare la chitarra cominciarono a materializzarsi. ” La prima volta che suonai la chitarra solista in pubblico fu al termine del mio anno di matricola, salii sul palco a questo forum degli studenti e suonai tre brani. Ero incredibilmente nervosa, c’erano anche alcuni associati come i Sidewalk Cafe o Cinema Classics dell’ East Village. Ci fu anche una festa a Brooklyn e qualcuno mi disse “Vorresti suonare qualcosa? e io dissi “Certo” E’ iniziato tutto così, a poco a poco per gradi”.
L’impegno vero e proprio con lo strumento, iniziò qualche mese dopo il diploma; Kaki cominciava a chiedersi cosa avrebbe fatto nella vita, ma l’11 settembre 2001, le circostanze la spinsero a decidere velocemente. Cercando un sistema per mantenersi subito dopo il disastro, prese la chitarra e cominciò a suonare nella metropolitana. Suonava specialmente di sera nelle stazioni lungo le linee L o F nel Village. Questa esperienza più che mai la trasformò in un artista spontanea e originale.
“La metropolitana mi ha dato la forza” dice Kaki, “E’ un lavoro che ti forma sia mentalmente che fisicamente. Suonare per due ore in posti terribili e’ una vera sfida. Poi improvvisamente la gente cominciava a venire da me e a chiedermi , “hai un disco?” e ho capito che se fossi riuscita a vendere un CD per 10 dollari ogni volta che qualcuno me lo chiedeva, avrei potuto cavarmela bene”.
Ben presto Kaki mise insieme una compilation di demo e accettò un lavoro come cameriera al Mercury Lounge, un locale famoso per lanciare nuove band. Nel locale aveva la possibilità di assistere a molti concerti di artisti della nuova scena rock newyorkese, e imparò molte cose osservandoli.
“Guardare suonare tutti quei gruppi, mi ha fatto capire come dominare il palco e catturare l’attenzione del pubblico e visto che il Mercury e’ un famoso locale di showcases e concerti, mi ha permesso di farmi anche una vaga idea del music business”.
Da allora, Kaki era fuori quasi tutte le sere al Mercury, nella metropolitana, nei club, o nei più eleganti concert halls di New York. Tutto ciò accrebbe la sua creatività, che adesso si sta evolvendo con una velocità allarmante !
” Ho cominciato a scrivere cose con un sacco di dissonanze o con accordi pericolosi che non convincono completamente… ci svolazzavo attorno, in nessuna chiave precisa, che era quello che facevano compositori come Stravinsky, Debussy e Prokofiev. Una buona parte della mia ispirazione deriva dalla musica classica del 20° secolo, che non avevo mai sentito prima di arrivare a New York, ma mi potreste trovare ad ascoltare Vespertine di Bjork o Rid of Me di PJ Harvey o The Rite of Spring”.
Nell’ aprile 2002, il Mercury Lounge tenne un party per presentare il CD che Kaki aveva assemblato dalle sue performance nella metropolitana. Una copia arrivò per caso alla Knitting Factory che contattò Kaki, offrendole di suonare al loro Tap Bar una volta alla settimana per circa un mese. “Pagavano, quindi accettai,” ride Kaki. “ma fu veramente difficile, mi sono spaccata i denti durante quei concerti. E’ un bar pieno di televisori e di gente che chiacchiera mentre stai suonando.”
Una sera, passò di li la persona giusta, che la ascolto con interesse, una pura coincidenza, che sfociò nella pubblicazione del suo primo album “Everybody Loves You”. Il disco ispirò il Los Angeles Weekly a scrivere : “Kaki King e’ la più giovane e sorprendente musicista che emerge dopo decenni.” Proprio in quel momento Kaki diventa anche una componente part-time della produzione del Blue Man Group di Broadway.
Da allora Kaki ha suonato incessantemente, aprendo per una serie di headliners quali Marianne Faithful, David Byrne, Robert Randolph, Keb Mo, Soulive, Mike Gordon Charlie Hunter e Stanley Jordan per nominarne alcuni. Ha suonato al Bonaroo e si e’ esibita al Late Night Show di David Letterman e al Conan O’Brien Show, collezionando una fitta agenda di impegni in tutto il mondo e riportando l’arte della chitarra acustica solista, alle sue origini, con una frenesia che si identifica con il temperamento della sua generazione.(Biografia tratta da "Last.fm")
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