Data: 29 novembre 2013 Autore: Stefano Bresciani
il ”Kamiza” della Bushidokai ShinGiTai
inaugurato a Leno (BS) il 26/11/2013
Si ringraziano l’artista Omar Corsini e il supervisore Simone Lorenzi
Il kamiza, che letteralmente significa “sede dello spirito” (kami) è lo spazio principale di un dojo così come nelle case tradizionali giapponesi. Il kamiza è usato come piccolo tempio a simbolo di riverenza, purezza e rispetto.
Nelle case rappresenta venerazione e rispetto per gli antenati, nei dojo di arti marziali rappresenta il rispetto per il patrimonio marziale e rende omaggio al Soke o Maestro fondatore dell’arte marziale che viene praticata in quel luogo/sala (dojo per l’appunto).
Sebbene il “kamiza” sia composto principalmente di elementi shintoisti non va ricercato alcun significato religioso in esso ma piuttosto lo si può associare a una icona culturale.
Quando meditiamo di fronte a lui durante la cerimonia del saluto non stiamo assolutamente pregando una divinità ma mostriamo solo il massimo rispetto per la nostra tradizione e il patrimonio marziale giunto sino a noi.
Lo spettatore e il neofita occidentale può avere difficoltà a comprendere quest’idea di fare rituali verso il kamiza. Nella pratica di un’arte marziale si richiede e si coltiva una mente aperta, in cui viene richiesto il rispetto (non la venerazione) per il fondatore (o persona riconducibile ad esso) della disciplina praticata. Non è un obbligo, è solo una parte dell’apprendimento morale e come tale va seguito con spontaneità.
Il Kamiza viene posto sulla parete nord del dojo, per il significato che il Nord rappresenta (la via del Cielo). Nel caso in cui non si possa mettere a Nord viene collocato verso Est, il punto cardinale da cui la luce del Sole sorge il mattino. Il Kamiza contiene un certo numero di elementi, alcuni dei quali sono obbligatori mentre altri sono facoltativi. Purtroppo alcuni di loro sono difficili da reperire in occidente.
Elementi del Kamiza
Kamidana: è il ripiano sottostante per posizionare il tempio e gli altri elementi che costituiscono il kamiza, ognuno dei quali ha un significato specifico che nella tradizione deriva essenzialmente dal culto giapponese Shinto (in altri casi anche buddista).
Shimenawa: uno degli elementi difficilissimi da trovare in occidente, è un grosso pezzo di corda intrecciata paglia di riso identifica come un luogo sacro, secondo l’uso di Shinto. Indica la presenza del “kami”, o spirito del luogo. Serve a tenere fuori le impurità purificando inoltre lo spazio circostante.
Shinden: struttura simile a un tempio, situata al centro del kamiza, dove risiede lo spirito (ofuda) che controlla e si preoccupa dei nostri progressi nella pratica marziale.
Ofuda: amuleto che rappresenta lo spirito che risiede nel kamiza, che fornisce buona fortuna e protezione. Viene collocato all’interno del tempio (Shinden).
Kagami o Shinkyo: un altro importante ed essenziale elemento, costituito da un piccolo specchio rotondo che rispecchia la nostra anima immortale e allo stesso tempo ci ricorda l’impermanenza, la transitorietà della nostra esistenza. Tutte le qualità sono riflesse nello specchio e le possiamo notare quando lo guardiamo. Rappresenta un riflesso del nostro vero cuore e immacolato spirito.
Kagaribi: lampadari per candele, normalmente ne vengono utilizzati 2, 3 o 5 secondo la tradizione del dojo/scuola.
Tomyo: candele che simboleggiano la luce universale. Quando se ne posizionano due rappresentano le energie elementali: In (Yin) e Yo (Yang). Tre invece si riferiscono a Sanshin, i tre cuori. Se collocato cinque candele, vengono associati con i cinque elementi della natura: Chi, Sui, Ka, Fu, Ku.
Foto insegnante/i: nella maggioranza di dojo in Giappone, vengono posizionate le foto degli insegnanti deceduti a sinistra mentre a destra sono collocati quelli ancora in vita.In genere si utilizza la foto del fondatore posta al centro del Kamiza (nel caso dell’Aikido O’Sensei Morihei Ueshiba, così come nello Judo vi si pone il riquadro di Jigoro Kano).
Shingu: contenitori in porcellana prettamente utilizzati solo in Giappone:
- Sakaki Data, vetro che rappresenta i sempreverdi alberi giapponesi, che simboleggiano la presenza della natura e dei nostri legami con essa. Possono essere sostituiti da qualsiasi elemento vivo, come un fiore (dell’arte “ikebana”) o una pianta (ad esempio un “bonsai”).
- Mizutama, piccola ciotola rotonda contenente acqua fresca, come offerta al kami.
- Tokkuri, piccola fiala chiusa riempita di “o-miki”, speciale “sake” che è stato purificato come offerta al kami.
- Sara, contenitore per ”oshio” (sale) e “okome” (lavaggio del riso), che rappresentano gli elementi necessari per sostenere la vita.
Come oggetti opzionali è possibile posizionare un oggetto di particolare importanza per il Dojo/scuola (ad esempio un “katana”), o un’immagine del Buddha e un contenitore per i bastoncini d’incenso.
Ciò che conta a mio avviso è attribuire una certa importanza a questo lato d’onore, e capire che non si tratta in alcun caso di fanatismo né di settarismo ma di rispetto della tradizione del Paese da cui proviene la nostra disciplina. Praticare correttamente il “reigi” (etichetta) non può essere che benefica per la pratica del Budo e quindi per qualsiasi budoka.
Cosa ne pensi? Nel tuo dojo esiste il kamiza e da cosa è costituito? Lo ritieni importante?