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Kamome shokudo

Creato il 28 marzo 2012 da Makoto @makotoster
Speciale Ogigami Naoko
Kamome shokudoKamome shokudō (かもめ食堂, Kamome Diner).Regia e sceneggiatura: Ogigami Naoko. Soggetto: dal romanzoomonimo di Mure Yōko. Fotografia:Tuomo Virtanen. Scenografia: Annika Björkman. Costumi: Horikoshi Kinue. Montaggio:Fushima Shin’ichi. Musica: Kondō Tetsuo. Interpreti e personaggi: Kobayashi Satomi  (Sachie),Katagiri (Midori), Motai Masako (Masako), Jarkko Niemi (TommiHiltunen), Tarja Markus (Liisa),Markku Peltola (Matti).Produttori:Kasumizawa Hanako per Nippon Television Network,Video Audio Project. Durata:102'.Uscita nelle sale giapponesi: 11 marzo 2006. Links: Sito ufficiale - Asianworld - Mark Schilling (Japan Times)Punteggio★★★★  1/2
Sachieè una minuta, giovane donna giapponese che ha aperto da circa un mese unpiccolo ristorante in una tranquilla via di Helsinki. La sala è però semprevuota, e le uniche persone che regolarmente vi sostano davanti si limitano afare commenti sulla nuova arrivata, non rispondendo mai ai suoi sorrisi disaluto. Un giorno, inaspettatamente, entra il primo cliente: un ragazzoappassionato di manga, come dimostra il disegno sulla sua maglietta, con unabuona conoscenza della lingua giapponese. Una curiosa richiesta di Tommi portala giovane donna ad avvicinare una sua spaesata conterranea, Midori, seduta inuna libreria, e ad accoglierla a casa propria, prima, e come aiuto nelristorante, poi. Nel tentativo di incrementare il numero di clienti, proprioMidori convincerà Sachie a tentare nuove strade culinarie che, inizialmente, siriveleranno fallimentari. Il profumo del rotolo alla cannella che si espandedal ristorante attirerà però, finalmente, i primi avventori, ognuno segnato daqualche difficoltà appena accennata e avvolto nella propria discretasolitudine. Fra questi, la signora Masako, dal Giappone ad Helsinki perchéattratta dalla leggerezza e tranquillità dei finlandesi; Liisa, disperata perl'abbandono del marito; Matti, uomo dagli occhi malinconici e dal passatonebuloso che insegna a Sachie un rito per rendere migliore il caffè. Sedutil'uno vicino all'altro, intorno a un prelibato piatto di onigiri, il piccolo gruppo affronterà i tanti problemi cheamareggiano la vita di ognuno, dando vita a una sorta di nucleo famigliarefondato su autentici legami affettivi. Poco alla volta il diner si riempirà, come Sachie aveva sempre sperato e, in fondo,sempre saputo.Alsuo ristorantino giapponese aperto a Helsinki, Sachie ha dato il nome di Kamome(gabbiano), come l'esemplare finlandese, tozzo e sgraziato, descritto dallavoce off della protagonista, simile al gatto grasso che da bambina amava vederemangiare di gusto. Al cibo Sachie ha continuato a dedicarsi, ma nessun clienteha mai messo piede nel suo diner epersino i vicini sembrano piuttosto scettici sulla cucina della 'straniera'. Ilprimo cliente, non a caso un giovane che già conosce la cultura nipponica equindi non nutre  pregiudizi al riguardo,porge in perfetto giapponese la bizzarra richiesta di poter sentire la canzone di uncartoon, diventando così l'inconsapevole motore dell'azione. All'internodi una libreria, Sachie gira la domanda a una donna che è giunta dal Giappone aHelsinki puntando un dito a occhi chiusi sul mappamondo, Midori, la quale pocoprima osservava stranita le strade della città con una carta in mano. Ilmontaggio alternato fra ciò che avviene all'interno del ristorante e la realtàesterna in cui si muovono, o da cui faranno ingresso, i diversi personaggi,sarà una costante del film. Fra le due realtà, l'immensa vetrina trasparentedel locale, di fronte alla quale compaiono, di volta in volta, quasi a passarsiil testimone, i diversi indimenticabili avventori che, una volta all'interno,si 'rifletteranno' nella stessa vetrina o nel lungo specchio che attraversa lasala, quasi a mostrare in controluce la propria interiorità. La trasparenza è peraltro la cifrastilistica del film e del suo ambiente principe - il diner - composto, accogliente, minimal, delicato nei colori bianchie azzurrati come nella gestione da parte di Sachie. Simmetria, grazia efrontalità contraddistinguono anche la prossemica dei personaggi che siritrovano a parlare di fronte a un caffè caldo o a un piatto tradizionalegiapponese, o si impegnano nell'esecuzione di mosse di aikido (ricorrenti nei film della Ogigami). Midori e Sachie nellalibreria, come a casa di quest'ultima, parlano, infatti, di profilo, sedute aun tavolino, riprese da una camera che le mette a fuoco e si avvicina loro inmodo quasi impercettibile. Lo stesso discreto movimento penetrerà l'essenzialedialogo fra Sachie e Matti. Costui (l'indimenticato Markku Peltola de L'uomosenza passato di Aki Kaurismäki) le insegna una formula magica che rendemigliore il caffè, ma solo se pronunciata con il cuore e ben sapendo che labevanda è di gran lunga migliore se qualcuno la prepara per te. Questa frase,in cui Sachie ritrova le identiche parole pronunciate dal padre quando, solodue volte l'anno, le preparava gli onigiri,sembra infrangere la compostezza dell'inquadratura e del volto di Sachie: uncarrello circolare abbraccia la figura della giovane donna che mostra per laprima volta un leggero ed appena accennato turbamento. La delicata sensibilitàdi Sachie costantemente trapela e ammanta il suo ristorante (Liisa le dirà «Iltuo diner ti si addice»): suo èinfatti il punto di vista più frequente - dietro il banco da lavoro -all'interno della sala e sulla strada su cui essa si affaccia; suoi gli occhisui piatti che cucina e che sembrano essere preparati appositamente per isingoli clienti: a ogni nuovo personaggio che fa ingresso nel locale e nediventa cliente sembra infatti corrispondere di volta in volta un piatto nuovoe unico. La cura delle persone, del singolo,torna, del resto, nei discorsi e nei gesti di tutti i personaggi che abitano ilfilm: Midori domanda più volte a Sachie se all'ultima sua cena, prima dellafine del mondo, lei verrebbe invitata; Masako decide di rimanere a Helsinki nelmomento in cui le viene inspiegabilmente affidato un gatto dal signore che lepassava silenziosamente accanto, al porto, mentre lei telefonava chiedendodella sua valigia, delle 'sue cose', smarrite; Liisa si riprende dall'abbandonodel marito dopo aver parlato del suo dolore proprio a Masako, che comprendenonostante non parli la sua lingua, e dopo un rito voodoo che non fa danni a nessuno; Tommi, primo cliente assoluto,che quindi non dovrà mai pagare i suoi ordini, rivela alle donne il segretodella calma e tranquillità dei finlandesi: i loro boschi. Ogni personaggio, conla propria inesauribile sensibilità, incarna e rappresenta una delle varie etàe dei vari aspetti della solitudine: l'otakuadolescente che sembra non avere amici; la donna rifiutata e l'uomo che lalascia e vive a sua volta nell'abbandono; Masako che perde la valigia e laritrova priva dei suoi oggetti personali ma colma dei funghi che aveva raccoltoe smarrito nel bosco (e che, insieme ai suoni della natura, la riportanonell'altrove spazio - temporale inondato di luce e verde in cui aveva trovatol'incanto e la pace). Anche Masako abiterà questo curioso paese abitato dapersone che, con grande stupore e invidia, alla tv aveva visto prendere tantosul serio una competizione di air guitar (gara che tornerà nelsuccessivo Toilet) e divertirsi della propria leggerezza. Della solitudine pudica di Sachiepoco sappiamo, ma la 'sentiamo' nostra nei momenti che si concede in piscina,la sera, nuotando sola, fino all'ultima vasca del film, quando si abbandoneràall'acqua godendosi l'applauso dei tanti nuotatori materializzatisi improvvisamentea tributarle gli onori per il successo del diner.Appuntato sul suo costume nero, a sinistra, si potrà vedere un piccolo cuorerosso. Allo stesso modo, lo sguardo dello spettatore si era fermato sul suo belvolto quando, sentita  la parola «Unadelizia!» riferita al suo caffè, lei si era voltata verso Matti come se l'uomoavesse così pronunciato il suo nome. In egual misura ci si sente per un attimoalleggeriti del peso della vita di fronte al suo perfetto cenno di saluto chene rispecchia la personalità - così come l'inchino di Midori, troppo sbrigativoe secco, e quello eccessivamente ossequioso di Masako, evidenziano, in questo ritaglio di mondo, il loro carattere-. La malinconia lieve che vena lapellicola si apre in alcuni momenti a un sottile umorismo tutto nipponico (comequando i tentativi falliti di nuovi accostamenti culinari vengono sottolineatidalla scompostezza delle uniche riprese con camera a mano) e all'esplosione dicolori che marca in particolare la sequenza in cui le donne del film siconcedono una giornata tutta per loro in un bar di fronte al mare. Nellasuccessione dei primi piani delle signore, sedute in fila con strani cappelli eognuna con occhiali da sole colorati (occhiali che indosseranno tutti ipersonaggi del film successivo Megane), ritroviamo le tinte, le modalitàdi ripresa e il sentimento di unità e collaborazione che teneva compatti ipiccoli di Barber Yoshino in difesa della loro libertà di espressione(la propria capigliatura).Pochi e discreti movimenti dimacchina, frequenti e morbidamente colorati campi lunghi, attenzione aldettaglio, uso naturale della luce (quella, fresca e bellissima, del sole finoa mezzanotte di Helsinki), tempi dilatati, personaggi al loro primo apparireinquadrati soli nella loro unicità, musica mai invadente, pulizia delle forme edell'immagine: ogni scelta registica contribuisce a creare l'atmosfera dipacata serenità in cui i personaggi si immergono e che rispecchia la lorointeriorità, quella per cui «una persona sola è una persona sola ovunque», maanche una dimensione in cui le persone sole al mondo, abbracciate in un ultimo,avvolgente carrello circolare, possono esserlo insieme. [Manuela Russo]

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