E’ una buona notizia la firma del protocollo d’intesa tra Kenya,Tanzania, Uganda, Rwanda e Burundi per la realizzazione graduale, nell’arco di tempo di dieci anni, dell’unione economica dei cinque Paesi della Comunità dell’Africa orientale (Eac), che sono coinvolti.
Ne danno ampiamente notizia ,e con enfasi, i media dei magnifici “Cinque”.
Si tratterà, come è intuibile, della nascita di un mercato unico, che favorirà il traffico delle merci da paese a paese e che dovrebbe accrescere, negli auspici, il benessere delle popolazioni.
E ancora, ovviamente, della creazione di una banca centrale, il cui compito prevalente sarà quello di raccordo.E anche per i "Cinque" dell'utilizzo di un'unica moneta.
Tutto è bene ciò che avviene e che, per il momento almeno, si legge con pompose affermazioni sul documento firmato dai capi di Stato dei rispettivi Paesi a Kampala.
E sempre, tuttavia, che gli impegni presi in partenza vengano, poi, assolutamente rispettati.
E che non si crei, nel tempo, uno Stato dominante rispetto ad altri, come sta accadendo, invece, nell’Unione Europea con la Germania.
Stato cui finirebbero inevitabilmente per andare i maggiori profitti economici a discapito degli altri.
Da noi vedi l’accaduto in Grecia.
Gli impegni previsti dalla firma del protocollo di Kampala all’articolo 5 riguardano l’armonizzazione delle rispettive politiche fiscali e monetarie e l’obbligo inderogabile per ciascuno Stato di presentare i bilanci nel mese di giugno di ogni anno.
L’inflazione dovrà essere contenuta per tutti entro l’8% del PIL, il deficit non potrà andare oltre il 3% sempre del PIL e il debito pubblico non potrà sforare il tetto, mantenendosi tutt’al più entro il 50%.
Se sono rose, fioriranno. Proprio come recita il noto adagio di casa nostra .
Seguiamo, intanto, gli sviluppi del progetto ambizioso ma fattibile.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Un'immagine fotografica della città di Kampala, capitale dell'Uganda.