Un uomo libero, che ha vissuto una vita straordinaria in uno dei periodi più turbolenti della Storia, dalla Russia zarista e della Rivoluzione d’ottobre, alla Germania nazista vista attraverso la straordinaria esperienza della scuola del Bauhaus, fino alla Parigi della guerra e che, nonostante questo, ha costruito un percorso artistico di intatta, inaudita, cristallina purezza.
Giallo, rosso, blu
Questo, in sintesi, il pensiero forte che emerge dalla visita alla mostra: “Kandinsky. La Collezione del Centre Pompidou”, “che racconta il viaggio artistico e mentale di uno dei padri dell’arte astratta attraverso tutte le tappe del suo percorso.”
Le prime esperienze formali d’inizio ’900, i paesaggi e i momenti della vita quotidiana immortalati con tocchi leggeri di pennello e macchie di colore (Mulini a vento); la deframmentazione del reale e la sua ricomposizione astratta ed armonica secondo le forme della geometria, della musica e della matematica (Quadro con macchia rossa) dove lo schematismo architettonico si mescola a lampi di colore; poi le opere fondamentali, iconiche, quali Giallo, rosso, blu e Nel grigio, in cui si registra l’esplosione senza fine del colore, come porta della percezione; l’ultimo periodo, dove la vastità del simbolismo artistico si sviluppa fino ad includere elementi embrionali, astronomici, basici, naturali (Ammasso ordinato, Azzurro cielo).
Ammasso ordinato
Un viaggio completo e totalizzante dentro l’arte e il pensiero di un uomo che è riuscito ad evadere dal presente e a costruire, con gli elementi della realtà, un mondo ideale pieno di emozione, fascino, mistero e armonia che stimola più di ogni altro le sensazioni ancestrali, la percezione innata delle forme geometriche, la tendenza inesorabile all’evoluzione del nostro inconscio.
P.S. Alla mostra erano presenti (meraviglia) molte scolaresche. Quale sorpresa è stata scoprire che i bimbi riconoscevano i quadri esposti (“questo l’ho visto..!!”, “lo conosco..!!”) e quale dispiacere sentire che qualche insegnante tentava di placare l’entusiasmo immediato dei ragazzi e di guidarne l’osservazione con un approccio puramente didattico e nozionistico. Per favore, lasciate che l’immaginazione dei bimbi corra libera e pura, lasciate che trovino da loro stessi la strada dell’arte: può essere che siano loro ad avere le chiavi interpretative migliori per penetrarne il mistero.
E se fossero i bimbi a spiegarci Kandinsky?