Il produttore francese naturalizzato tedesco torna a un anno dall’ultimo lp, Solens Arc, con nove tracce racchiuse nel pugno stretto di Cory Arcane, musa tecnologica e centro del concept album in uscita per raster-noton. Figlia di una metropoli che inghiotte la creatività individuale e nutre l’apatia, Cory è una creatura buia e nichilista, che è costretta – o forse volontariamente si spinge – ad attraversare la propria decomposizione per poter raggiungere “la liberazione della mente, o, per dirlo con le sue parole, l’apoteosi dei sensi”.
Per rappresentare la sua storia, e rendere visibili le atmosfere che danno origine a quelle tendenze auto-distruttive, David Letellier sfrutta il passato da architetto e con i suoi beat oscuri e sincopati dà vita a edifici in rovina, strade grigie e camere senza finestre. Il legame tra architettura e musica è quindi fondamentale: nel momento in cui prendono peso ritmi frammentari, percussioni sparse e sonorità techno volutamente disomogenee, Kangding Ray non solo modella l’ambientazione dove albergherà Cory Arcane, ma afferma anche la capacità del suono di ridimensionare e manomettere la percezione degli spazi. Non a caso il senso di angoscia che fa da sottofondo all’intero album accomuna artisti più o meno consciamente influenzati dalle vibrazioni dell’atmosfera urbana, che finiscono per diventare vere e proprie mappe musicali, e mentali, basti pensare al caso Burial. Allo stesso modo di William Bevan, qui si rielabora il continuo tecnologico di una metropoli mal definita, permettendo che si evolva e dissolva negli intricati labirinti sintetici di “Acto”, in cui palpiti dispersi e bassi cupi fanno strada a suoni acuti e quasi stridenti, o nel lento arrancare ambient di “Brume”, a ricordare che gli angoli nascosti delle grandi città celano a loro volta mostri e apparizioni inquietanti. Se il setting costruito da Letellier ha tratti distopici e soffocanti per i più, la controparte è proprio l’abilità di Cory Arcane di nutrirsi di energia negativa, di rigenerarsi tramite la danza e l’eccesso: Cory è in grado di “abbracciare il caos e contemplare il disgregamento del sistema”. Così in “Dark Barker” e “On Sleepless Roads”, nelle quali si riconosce una struttura più aggressiva e regolare: il suono della città si incarna in ciò di cui si appropria la rave culture, quella che il musicista stesso ammette essere “profondamente connessa a una resistenza di tipo politico”. E il suono inteso come strumento di affermazione personale e liberazione è esattamente la forza di quest’uscita, che sconvolge per il suo brutale lascito di ansia, ma che al contempo la abbraccia e riesce a trasformare “ritmi complessi e trame futuristiche in una coloratissima superficie di pixel”, l’energia dionisiaca di Cory Arcane.
Tracklist
01. Acto
02. Dark Barker
03. Brume
04. These Are My Rivers
05. Safran
06. Burning Bridges
07. Bleu Oscillant
08. When We Where Queens
09. On Sleepless Roads
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