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Sullo sfondo di un piccolo mondoxenofobo, dove si organizzano ronde di cittadini per proteggere il quartieredalla piccola criminalità, della quale, soprattutto, sono sospettati glistranieri, la famiglia Kobayashi conduce la propria esistenza quotidiana.Poiché, anche in Giappone, i costumi cambiano, quella dei Kobayashi è unafamiglia, per così dire, al passo coi tempi. Mikio è, infatti, al suo secondomatrimonio, quello con la giovane Natsuki, e, insieme, i due badano allapiccola Eriko, figlia di primo letto. La vita della famiglia, che ospita anchela sorella di Mikio, Seiko, si svolge senza particolari sobbalzi, sino a chenon sopraggiunge il misterioso Kagawa, che finirà con l’introdursi nel mondodei Kobayashi, provocandone un vero e proprio sconvolgimento (un po’ come in Teorema, Kazoku game e Visitor Q). L’uomo,insieme alla sedicente moglie, la bionda occidentale Annebelle, porterà a gallale contraddizioni che segnano la vita della coppia, quelle di ogni coppia, e,insieme, quelle del mondo xenofobo in cui vivono. Mikio sarà sedotto daAnnebelle e Natsuki, intuito il tradimento del marito, trascorrerà una notte insieme a un giovanemotociclista rockettaro, cliente della tipografia gestita dal consorte. Film disceneggiatura, più che di regia, Kantaitrova i suoi momenti più efficaci nella progressiva presa di potere di Kagawaall’interno del mondo dei Kobayashi. Scoperto l’adulterio del marito e resosiconto che Natsuki sottrae alle casse della tipografia del denaro, per aiutareun fratellastro allo sbando, l’uomo tiene di fatto in pugno la situazione e puòcosì poco alla volta imporre il suo volere. Nella parte conclusiva, il film sistacca dal realismo quotidiano iniziale per assumere una dimensione piùallegorica. Kagawa impone nella casa dei Kobayshi la presenza di decine diimmigrati – con buon sconcerto del vicinato che vede così materializzarsi laminaccia più temuta – i quali finiscono di fatto col mandare avanti il lavoroin tipografia, relegando marito e moglie al ruolo di nullafacenti. L’aspettopiù sorprendente di Kantai staproprio nella rappresentazione di questa sorta di comunità di immigrati, cosìordinata, discreta e disponibile da sembrare appartenere al mondo delle favolepiù che a quello della realtà. Il film raggiunge il suo climax nella festa chegli immigrati organizzano a sorpresa per il compleanno di Natsuki: festa che dauna parte provocherà il risolutivo confronto fra moglie e marito, e dall’altral’irruzione della polizia, e il conseguente fuggi fuggi degli immigrati prividi un regolare permesso di soggiorno. A Mikio e Natsuki non rimarrà chemettersi a pulire la casa, entrando ed uscendo di campo da un’inquadraturafissa sul pappagallino in gabbia che Natsuki ha comprato per Eriko, dopo che,all’inizio del film, quello precedente se ne era volato via. Messa fraparentesi dalla scomparsa e dal ‘ritorno’ dell’uccellino, momenti che segnanol’avviarsi di una crisi e la sua possibile risoluzione, la vicenda di Kantai– pur con un finale leggermente più sospeso – è molto vicina ai modelli della comedy of remarriage hollywoodiana, infusa però da personaggi e situazionitipicamente giapponesi, che le conferiscono una vivacità squisitamente glocal. [Dario Tomasi]
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