Magazine Altri Sport

Karatedo (2): non attaccare per primo

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 15 gennaio 2013  Autore: Stefano Bresciani

Karatedo (2): non attaccare per primoNel Karatedo  non c’è chi attacca per primo“ (Karate ni sente nashi) è il secondo precetto scritto dal M° Gichin Funakoshi, attigendone l’essenza dal Bushido in cui si invitava il Samurai a non sfoderare la propria spada (“katana”) alla prima provocazione. Credo sia uno dei più preziosi aspetti promossi in quest’arte e in generale nelle arti del Budo, poiché solo pensare a non attaccare qualcuno, fisicamente o verbalmente, porterebbe inevitabilmente la pace e quindi la fine della violenza per come la conosciamo. Sogni che maturano da un atteggiamento mentale che tutti possono ottenere, indipendentemente dalla disciplina praticata, solo che rimangono spesso nel cassetto…

Sarebbe bello se un uomo, artista marziale o meno, potesse scegliere di vivere quotidianamente col pensiero pacifico, associato alla gioia del confronto piuttosto che al desiderio di prevaricazione. Sarebbe bello se, come scrisse il maestro Shigeru Egami: “Non perdere mai…” anche se, continua lo stesso, “…non significa automaticamente vincere sempre“. Capire questo significa inoltrarsi nelle profondità del Budo, in cui praticando si vince in due, si vince per se stessi – limiti e paure – non si vince a discapito dell’altro. Nella competizione invece lo scopo è vincere chi abbiamo di fronte, ottenere un punteggio più alto in una gara di kata, portare un maggior numero di colpi validi nel kumite sportivo, prendere premi, gratificare il maestro e il proprio dojo con risultati positivi che di conseguenza saranno negativi per gli altri. In una competizione non possono vincere tutti, vince solo uno.

L’ambizione di vittoria stride non poco con gli ideali del Budo e in particolare con l’idea maturata in seno a Gichin Funakoshi: “non attaccare per primo” significa difendersi solo quando si viene attaccati, ovvero quando il partner cerca di colpirmi allo scopo di allenare la mia prontezza di riflessi, validare la bontà delle mie tecniche di difesa. Non mi attacca per vincere. Io almeno non mi difendo per vincere ma per comprendere i miei limiti, migliorarli, crescere insieme al compagno. Lì c’è la vera vittoria.

Articoli BudoBlog correlati:

  • Karatedo (1): comincia e finisci nel rispetto
  • Un regalo per te! (anche se oggi è il mio compleanno)
  • I principi dell’Aikido (1° post di 5)
  • My New Bushido (testimonial Claudio)

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog