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Karim Franceschi

Creato il 25 aprile 2015 da Ilcanechesimordelacoda

"Salvini è il loro miglior amico, aiuta la propaganda"


Karim Franceschi è l’unico italiano che combatte al fianco della resistenza curda contro l’Isis. Franceschi, 26 anni, nato a Casablanca, figlio di padre partigiano e di madre marocchina, risiede a Senigallia, nelle Marche, ed è un attivista di un centro sociale, Arvultura. Nei mesi scorsi diversi centri sociali hanno promosso iniziative di solidarietà per i profughi curdi scappati dal terrore dell’Isis, un primo contatto che è servito a Karim Franceschi per prendere una decisione rivoluzionaria sulla sua vita. Il giovane attivista ha infatti deciso di partire per Rojava, nel Kurdistan siriano, per partecipare alla resistenza contro i “fascisti del califfato nero”, come spiega in una lettera pubblicata sul sito di Arvultura e che riprendiamo in toto qui sotto. Ecco la lettera:
"I movimenti che in Italia aspirano ad essere rivoluzionari, hanno riconosciuto il proprio corrispettivo nel Rojava e si stanno muovendo per la costruzione di una rete d’aiuti efficace. Dalle staffette alle arance di Rosarno, la solidarietà per Kobane si è trasformata in aiuto concreto; un contributo alla lotta.
La mia interpretazione della realtà materiale, però, è che in un contesto di guerra come è quello nel kurdistan siriano, qualunque sforzo al di fuori di quello militare, per quanto nobile e condivisibile, rischia di limitarsi semplicemente a tamponare il sangue senza però curare la ferita.
Il Rojava, oggi, non è un’autonomia democratica, ma un campo di battaglia.
Sono rimasto sorpreso quando ad una mia affermazione, in cui distinguevo la politica dalla guerra, l’ex governatore del cantone di Kobane mi disse: la guerra è politica. 
Dare sollievo ai tanti profughi in fuga dalla guerra è cosa buona, ma credo che nel Rojava e solo nel Rojava, tramite la sua resistenza, si deciderà il destino di quell’esperimento politico che si definisce “confederalismo democratico”: una via laica, femminista, ecologista e di autodeterminazione nel Medio Oriente.
Essere un rivoluzionario per me significa essere là a condividere quella pratica di resistenza, guardando in faccia la realtà senza distogliere lo sguardo, sconfiggendo la paura.
Sono partito per Kobane. Adesso mi aspetta un breve periodo di addestramento, dopo il quale farò quello che mio padre insieme a milioni di partigiani in Italia e nel mondo hanno fatto per difendere la libertà e la democrazia: combatterò in armi i fascisti del califfato nero.
Imbracciare il fucile e mettere la propria vita in gioco, è qualcosa di terrificante, eppure ogni rivoluzionario ne riconosce la necessità, quando la situazione politica lo richiede.
Il miei ideali di libertà, giustizia ed uguaglianza non hanno confini nazionali o culturali. Oggi i miei valori patriottici sono universali.
Karim Franceschi
  Karim ha combattuto nella città di Kobane, che proprio recentemente è stata liberata dalle forze guerrigliere curde. Tre mesi al fronte, tre mesi tra colpi di mortaio, proiettili, bombe, feriti, distruzione e tanti morti.
 Ai microfoni di Fanpage il guerrigliero italiano che ha combattuto l'Isis racconta la sua esperienza, attacca l'islamofobia di Matteo Salvini definendolo "il miglior alleato dell'ISIS", e fa una promessa: "una parte di me rimarrà sempre con i miei compagni a Kobane, voglio fare in modo che il mondo non dimentichi quella battaglia".

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