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Karin boye

Creato il 16 aprile 2010 da Biancheggiando
KARIN BOYE

KARIN BOYE (1900-1941)

Karin Maria Boye nasce nel sud della Svezia a Goteborg il 26 ottobre del 1900 da una famiglia di origine tedesche. Mostra fin dall'adolescenza una notevole inclinazione per la psicologia, l'etica e la religione buddista. Coltiva successivamente gli studi umanistici a Stoccolma. In questo periodo entra a far parte del gruppo svedese della rivista "Clarté", un movimento culturale e pacifista di cui la Boyle ne sarà una delle rappresentanti più significative.

La sua prima raccolta di liriche è del 1922 "Moln" (Nuvole).
Nel 1929 sposa lo scrittore Leif Bjiork anche lui militante di Clarté ma nonostante il forte legame fra i due il matrimonio naufraga nel giro di due anni. La causa è la bisessualità della Boyle.
Nel 1932 nel tentativo di chiarire a se stessa le ragioni della propria bisessualità la potessa si reca a Berlino per sottoporsi ad un trattamento di terapia analitica che non riuscirà però a portare a termine a causa della mancanza di denaro. Proprio a Berlino Karin si innamora di Margot Hanel, un amore tormentato a causa della forte differenza di età (dodici anni). Karin Boyle morirà suicida il 23 aprile 1941 giorno in cui le truppe tedesche invasero la Grecia per lei simbolo dell'amore e della bellezza. Si uccise su una collina nei dintorni di Goteborg e il suo corpo sarà ritrovato esanime ricoperto dall'edera alcuni giorni dopo.
CERTO CHE FA MALE
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono.
Perchè dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perchè tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel pallore gelato e amaro?
L'involucro fu il bocciolo, tutto l'inverno.
Cosa c'è di nuovo che consuma e dirompe?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude.
Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremando d'inquietudine, pesanti, stanno sospese,
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano -
il peso le trascina giù, come provano ad arrampicarsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che attrae e chiama,
eppure rimanere ancora e tremare soltanto -
difficile voler stare
e voler cadere.
Allora, quando infine più niente aiuta
si rompono come esultando i boccioli dell'albero,
allora, quando non le trattiene più alcun timore,
cadono scintillando le gocce del ramoscello,
dimenticano che furono impaurite dal nuovo,
dimenticnao che furono in apprenssione per il viaggio -
conoscono per un secondo la più grande serenità,
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.

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