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"Karl Marx e il Volto del Male"

Da Risveglioedizioni
Risveglio Comune, Risveglio Edizioni, Libri, Shop, Prodotti dal Mondo, Tarocchi, Accademia del Loto Mille Petali, Spiritualità, Ufologia, Ecovillaggio Il pastore evangelico Richard Wurmbrand (1909-2001) è stato perseguitato dai nazisti perché ebreo e dai comunisti perché cristiano. Ha trascorso oltre 14 anni di carcere e di tortura nella Romania comunista, e dopo essere stato liberato è divenuto la voce dei cristiani oppressi dietro la Cortina di ferro. Nel 1967 ha fondato la Missione per la Chiesa perseguitata, che si occupa ancora oggi di aiutare i cristiani perseguitati di tutto il mondo...
Richard Wurmbrand, che ha conosciuto direttamente il volto del "vero" comunismo ed ha sofferto, per la sua fede cristiana e il ministero pastorale, quattordici anni di carcere nella Romania, suo paese natio, mostra in questo libro l'altra faccia di Carlo Marx. Egli ha una tesi da dimostrare circa possibili connessioni fra il marxismo e la chiesa satanista. "In L'altra faccia di Carlo Marx", Wurbrand esplora, raccogliendo minuziosamente prove e indizi, dalla corrispondenza privata con altri membri fondatori dell'ideologia comunista alle sue opere teatrali giovanili, una parte nascosta del filosofo ed economista tedesco, una parte inquietante che è stata sempre rimossa con grande cura dai suoi seguaci. Certe affermazioni di Marx e sei suoi accolti rispecchiano in modo straordinario il modo di pensare e di agire dei satanisti di oggi, tanto da pensare che molti dei più importanti fondatori dell'ideologia comunista fossero in qualche modo implicati in una potente quanto segreta setta satanica. E bisogna convenire che nel marxismo, specie nell'U.R.S.S. e nella Cina di Mao, con la meditata soppressione di tanti milioni di innocenti, sembra avere veramente agito la forza del maligno. Dalle accurate ricerche di Wurbrand emerge chiaramente che il primo fine del marxismo non era la liberazione delle masse oppresse, che anzi Marx personalmente disprezzava, ma la distruzione della società basata su determinati valori. «Mai nella storia d'Europa e forse in quella del mondo» ha scritto Hugh Thomas «si era visto un odio così accanito per la religione e per i suoi uomini». Chiese e conventi (con una quantità di opere d'arte) furono incendiati e distrutti. In pochi mesi furono ammazzati 13 vescovi, 4.184 sacerdoti e seminaristi, 2.365 religiosi, 283 suore e un numero incalcolabile di semplici cristiani la cui unica colpa era portare un crocifisso al collo o avere un rosario in tasca o essersi recati alla messa o aver nascosto un prete o essere madre di un sacerdote come capitò a una donna che per questo fu soffocata con un crocifisso ficcato nella gola. Molti vescovi o sacerdoti sarebbero potuti fuggire, ma restarono al loro posto, pur sapendo cosa li aspettava, per non abbandonare la loro gente. Non colpisce solo l'accanimento con cui si infierì sulle vittime, inermi e inoffensive (per esempio c'è chi fu legato a un cadavere e lasciato così al sole fino alla sua decomposizione, da vivo, con il morto). Ma colpisce ancora di più la volontà di ottenere dalle vittime il rinnegamento della fede o la profanazione di sacramenti o orribili sacrilegi. Qua c'è qualcosa su cui non si è riflettuto abbastanza. Faccio qualche esempio. I rivoluzionari decisero che il parroco di Torrijos, che si chiamava Liberio Gonzales Nonvela, data la sua ardente fede, dovesse morire come Gesù. Così fu denudato e frustato in modo bestiale. Poi si cominciò la crocifissione, la coronazione di spine, gli fu dato da bere aceto, alla fine lo finirono sparandogli mentre lui benediva i suoi aguzzini. Ma è significativo che costoro, in precedenza, gli dicessero: «bestemmia e ti perdoneremo». Il sacerdote, sfinito dalle sevizie, rispose che era lui a perdonare loro e li benedisse. Ma va sottolineata quella volontà di ottenere da lui un tradimento della fede. Anche dagli altri sacerdoti pretendevano la profanazione di sacramenti. O da suore che violentarono. Quale senso poteva avere, dal punto di vista politico, per esempio, la riesumazione dei corpi di suore in decomposizione esposte in piazza per irriderle? Non c'è qualcosa di semplicemente satanico? E il giovane Juan Duarte Martin, diacono ventiquattrenne, torturato con aghi su tutto il corpo e, attraverso di essi, con terribili scariche elettriche? Pretendevano di farlo bestemmiare e di fargli gridare «viva il comunismo!», mentre lui gridò fino all'ultimo «viva Cristo Re!». Lo cosparsero di benzina e gli dettero fuoco. Qua non siamo solo in presenza di un folle disegno politico di cancellazione della Chiesa. C'è qualcosa di più. A definire la natura e la vera identità di questo orrore ha provato il già citato Richard Wurmbrand, rumeno di origine ebraica che in gioventù militò fra i comunisti, nel 1935 divenne cristiano e pastore evangelico, quindi subì 14 anni di persecuzione, molti dei quali nel Gulag del regime comunista di Ceausescu. Anch'egli aveva notato - nei lager dell'Est - questo oscuro disegno nella persecuzione religiosa. In un suo libro scrive: «Si può capire che i comunisti arrestassero preti e pastori perché li consideravano contro rivoluzionari. Ma perché i preti venivano costretti dai marxisti nella prigione romena di Piteshti a dir messa sullo sterco e l'urina? Perché i cristiani venivano torturati col far prendere loro la Comunione usando queste materie come elementi». Non era solo «scherno osceno». Al sacerdote Roman Braga «gli vennero schiantati i denti uno ad uno con una verga di ferro» per farlo bestemmiare. I suoi aguzzini gli dicevano: «se vi uccidiamo, voi cristiani andate in Paradiso. Ma noi non vogliamo farvi dare la corona del martirio. Dovete prima bestemmiare Iddio e poi andare all'inferno». A un prigioniero cristiano del carcere di Piteshti, riferisce Wurmbrand, i comunisti ogni giorno ripetevano in modo blasfemo il rito del battesimo immergendogli la testa nel "bugliolo" dove tutti lasciavano gli escrementi e costringevano in quei minuti gli altri prigionieri a cantare il rito battesimale. Altri cristiani «venivano picchiati fino a farli impazzire per obbligarli a inginocchiarsi davanti a un'immagine blasfema di Cristo». Si chiede Wurmbrand, «cos'ha a che fare tutto ciò con il socialismo e col benessere del proletariato? Non sono queste cose semplici pretesti per organizzare orge e blasfemie sataniche? Si suppone che i marxisti siano atei che non credono nel Paradiso e nell'Inferno. In queste estreme circostanze il marxismo si è tolto la maschera ateista rivelando il proprio vero volto, che è il satanismo». L'autore si spinge anche oltre, indagando negli scritti giovanili di Marx e nelle sue vicende biografiche, fino a ritenere che egli trafficasse, come abbiamo letto, con sette sataniste. Peraltro nel brulicare di sette e società esoteriche di metà Ottocento sono tante le personalità che hanno avuto strane frequentazioni. E su Marx anche altri autori hanno fatto ipotesi del genere. Wurmbrand sostiene soprattutto che la filantropia socialista non era l'ispirazione vera di Marx, ma solo lo schermo, il pretesto per la sua vera motivazione che era la guerra contro Dio, realizzata poi su larga scala con la Rivoluzione d'ottobre e quel che è seguito nei decenni successivi in molte parti del mondo... Fonti: Autori Vari

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