Chi ha visitato Kathmandu solo 20 anni fa stenta a ritrovarla, chi c’è passato negli anni ’70 o ’80 pensa di essere finito in un altro posto. Ha difficoltà a ritrovare i luoghi, un tempo da favola (Swayambhu, Bodha, i tanti Tole della città vecchia) e oggi compressi fra scatole di cemento.
Tutte le lievi valli di riso che circondavano la capitale (e che davano da mangiare agli abitanti) sono state riempite da case basse, alte, a scatola, a piramide. Tutte già fatiscenti dopo pochi anni e tutte attaccate una all’altra per salvare spazio. In molti quartieri (Vasundhara, l’area intorno a Pashupatinath ed altri) sembra che la foga del costruire, d’appilare abbia fatto dimenticare le strade e per chi addentra muoversi diventa un incubo. La spazzatura riempie le strade e i fiumi, l’acqua arriva regolarmente solo nei quartieri settentrionali, la luce manca per 20 ore al giorno, le fognature saltano ad ogni monsone (quando ci sono). Tutto è stato costruito alla speraindio ed è già una fortuna che quando piove a dirotto non crollino decine di case.
La terra costava poche centinaia di dollari all’ettaro, oggi ne costa centinaia di migliaia. Si parla di bolla speculativa destinata a scoppiare quando finiranno i presti facili delle banche, diminuirà la corruzione, verranno investite diversamente le rimesse dei migranti o quando ci si accorgerà che si vive meglio nei villaggi. In pochi anni è cambiata fisionomia della città, alle case che raggiungevano al massimo quattro piani iniziano ad essere affiancato qualche grattacielo e si continua a costruirne.
PHURPU TSERING GURUNG è un bravo fotografo di strada che racconta questi cambiamenti e i protagonisti: ragazzotti dei villaggi che lavorano a tappare i buchi nelle strade, a costruire case e grattacieli per poche centinaia di rupie al giorno. Vivono in baracche, mangiano tre dal bhaat smunti al giorno, bevono il rum kukri e cercano di spedire qualche soldo alla famiglia. Lui li chiama Young Builders.