Magazine Cinema
Chiri (塵, Trace). Regia, fotografia e montaggio: Kawase Naomi. Musica: Hasiken. Interpreti: Kawase Uno, Kawase Naomi, Mitsuki. Produzione: Kumie inc.. Durata: 45’. Prima proiezione pubblica: Festival del film di Locarno 2 agosto 2012.Links: Critikat (Carine Bernasconi) - Le Temps (Norbert Creutz)
Punteggio ★★★
In Chiri, suo ultimo film presentato a Locarno e poi riproposto a Busan, Kawase Naomi svela forse il segreto che è all’origine del suo cinema. Quando, sul letto di morte, il nonno materno le chiese di potare un magnetofono per registrare le sue parole, lei, all’epoca quattordicenne, non lo fece, pentendosene poi per il resto della vita. Nasce così un cinema della memoria, di immagini strappate alla fuga del tempo, di coesistenza di passato e presente che punta a conservare le tracce familiari del proprio vissuto e che la regista persegue con ostinazione negli interstizi lasciati liberi dai lungometraggi di finzione. Chiri prosegue così il percorso di altri diari intimi come Ni tsutsumarete (1992) e KyaKaRaBaA(2001), dedicati al padre mai conosciuto, Katatsumori (1994), sulla nonna paterna, e Tarachime(2006), costruito intorno alla nascita del figlio Mitsuki. Chiri, titolo poco comprensibile agli stessi giapponesi che può significare “polvere” maanche la “promessa a un defunto”, verte sulla nonna materna di Naomi, che la prese con sé e la educò dall’età di 54 anni. Il film documenta gli ultimi mesi di vita della nonna ormai novantenne, mostra impietosamente – ma senza facili intenti di commozione – il suo corpo segnato dal tempo e l’avanzare della sua malattia che la rende incapace di ripetere le parole e di comprendere, ma anche momenti più sereni come quelli del bagno insieme al nipotino e le conversazioni con la stessa Naomi (che quando le chiede cosa pensi del suo lavoro di cineasta si sente rispondere che la tiene troppo lontano da casa). Come nei suoi film precedenti anche qui l’opera della Kawase è segnata da un evidente gusto modernista e metacinematografico: si sente spesso il rumore della pellicola che scorre (nelle vecchie cineprese in 8mm o in un proiettore), la videocamera media esplicitamente i rapporti fra i diversi personaggi, e numerosi sono i momenti di cinema nel cinema, sia quando vediamo immagini amatoriali della nonna di una ventina d’anni fa – altre tracce –, sia quando la stessa Kawase proietta, a tutta la famiglia, il film dedicato alla stessa nonna (a cui dice: «Tu sei l’attrice»). Chiri si chiude sulle immagini di Naomi che solleva verso il cielo un osso della nonna ormai cremata, lasciando filtrare un raggio di sole (un’immagine, questa dei raggi solari, ricorrente nel film) su cui si sovrappone la voce della defunta: «Sono felice. Grazie».A Locarno Kawase Naomi ha anche annunciato il lancio di un nuovo festival cinematografico nella sua città natale (Nara) e il soggetto del suo prossimo film che dovrebbe vertere su quattro donne incinte. [Dario Tomasi]
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