Kazakhstan: si rafforza la partnership tra ENI e KazMunaiGaz

Creato il 02 luglio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

La visita in Kazakhstan del 12 giugno è stata l’occasione per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi per rafforzare i rapporti bilaterali con il Paese centrasiatico, resi più delicati dal caso Abljazov e, più recentemente, dal blocco della produzione dell’immenso giacimento petrolifero di Kashagan. Il colloquio tra i due leader, oltre a riaffermare la vicinanza tra i due Paesi, ha avuto ad oggetto alcune importanti questioni, come quella relativa al passaggio sul territorio kazako di materiale e personale militare italiano di rientro dall’Afghanistan. Tra le intese economiche più rilevanti raggiunte a Borovoe, a margine dei lavori del Foreign Investors Council, ci sono quelle raggiunte nel settore petrolifero da ENI con la compagnia petrolifera di Stato kazaka KazMunaiGaz (KMG).

Il nuovo Amministratore Delegato di ENI Claudio Descalzi e il Presidente del consiglio di amministrazione di KMG Sauat Mynbayev hanno infatti siglato, alla presenza di Renzi e del Presidente kazako Nazarbaev, un’intesa che concede alle due compagnie petrolifere il 50% dei diritti di esplorazione e produzione del giacimento di Isataj, situato nell’area settentrionale del Mar Caspio. Le stime relative al giacimento (per il quale ENI e KMG avevano già siglato nel 2009 un primo accordo di esplorazione) devono ancora essere accertate, tuttavia si ritiene che possa contenere ingenti riserve. Un’altra intesa raggiunta da ENI e KMG è stata quella relativa alla costituzione di una società per la realizzazione e la gestione di un cantiere navale nella località di Qūryq (Kuryk), sulle coste del Mar Caspio, sempre per attività legate alla produzione petrolifera1.

Con queste intese ENI rafforza la sua presenza nel Paese centrasiatico, iniziata nel 1992, con un accordo che rappresenta, secondo Descalzi, “una pietra miliare in linea con lo spirito della storica collaborazione con il Kazakhstan e con KazMunayGas”2. La compagnia del cane a sei zampe in Kazakhstan riveste infatti il ruolo di co-operatore assieme alla britannica BP del giacimento di Karachaganak, gestito da un consorzio internazionale del quale ENI fa parte con una quota del 29,25%, inoltre è un equity partner (con una quota del 16,81%) del consorzio internazionale North Caspian Operating Company che opera nell’area di Kashagan, con ENI che è il responsabile della prima fase di produzione3.

La conclusione degli accordi del 12 giugno ha rappresentato un successo da parte di ENI anche in relazione alle nuove difficoltà incontrate nell’avviamento delle operazioni di produzione del giacimento di Kashagan. Proprio il giorno antecedente l’arrivo di Renzi in Kazakhstan, Descalzi aveva avuto un colloquio con Nazarbaev nel corso del quale il Presidente kazako, pur rinnovando la fiducia alla compagnia (definita un “partner strategico del Kazakhstan”), ed esprimendo grande soddisfazione per la cooperazione con l’Italia, si era detto comunque preoccupato per le difficoltà incontrate nei giacimenti off-shore di Kashagan4. La produzione in questo giacimento (il più importante tra quelli scoperti negli ultimi decenni), dopo numerosi rinvii, era iniziata lo scorso settembre per poi essere interrotta, a causa delle perdite dovute all’elevata presenza nei pozzi di acido solfidrico che ha corroso i tubi dell’oleodotto, richiedendone la sostituzione. Oltre a causare un ulteriore slittamento dei tempi di produzione, queste problematiche comporteranno un aggravamento dei costi (nell’ordine dei miliardi di dollari) per le compagnie che fanno parte del consorzio e mancati introiti per lo Stato kazako.

La stipula degli accordi tra ENI e KMG ha rappresentato quindi un consolidamento della posizione dell’azienda italiana, nonché una ritrovata intesa tra Kazakhstan e Italia. I due Paesi condividono intensi rapporti commerciali che, nonostante un appannamento fatto registrare nel 2013, restano comunque di grande importanza. L’Italia è infatti al terzo posto al mondo, il primo in Europa, per volume degli scambi commerciali con il Paese centrasiatico, nonché la principale destinazione (per una quota del 24%) del petrolio kazako, ed è per questo motivo che Renzi ha tenuto a sottolineare come, quello sottoscritto, rappresenti un accordo “importantissimo per il petrolio”, affermando che l’investimento richiesto sarà molto oneroso per l’Italia, ma al tempo stesso “molto significativo, per puntare sul domani”5. Il Presidente del Consiglio e l’Amministratore Delegato di ENI hanno quindi posto nuove basi per il rafforzamento degli scambi tra i due Paesi, che potranno attingere nuova linfa anche dalle modifiche alla legge kazaka sugli investimenti, adottate da Nazarbaev proprio nei giorni dei colloqui italo-kazaki al fine di migliorare sensibilmente l’investment climate del Paese6.


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