È giusto una bagattella cinefila perché Sono punta come un segugio all’astrazione, si disinteressa di fornire una riflessione sul tempo (cosa che poteva apparire a prima vista) trasformando la propria direzione in un andamento autistico, paranoico, che finisce per comunicare attraverso un codice infantile come è lo scandire dei secondi da parte di Keiko, un’estenuante e ripetitiva filastrocca che nella reiterazione perde di qualunque significato. E credo che il punto si situi proprio nel prosciugamento semantico attuato dall’autore perché la storia di Keiko non ha niente di così clamoroso da rivelare, non c’è nulla di interessante dietro la vita monotona che conduce, è un bluff, Sono bara, non gli frega granché della ragazzina prossima a festeggiare il genetliaco, lui, per una volta, è più coinvolto dalla teoria che vuole confutare lungo la strada, si diverte a fare del metacinema, a dilatare, ad arcobalenizzare, a non-raccontare se non il cinema nudo e freddo che si rimira allo specchio.
È giusto una bagattella cinefila perché Sono punta come un segugio all’astrazione, si disinteressa di fornire una riflessione sul tempo (cosa che poteva apparire a prima vista) trasformando la propria direzione in un andamento autistico, paranoico, che finisce per comunicare attraverso un codice infantile come è lo scandire dei secondi da parte di Keiko, un’estenuante e ripetitiva filastrocca che nella reiterazione perde di qualunque significato. E credo che il punto si situi proprio nel prosciugamento semantico attuato dall’autore perché la storia di Keiko non ha niente di così clamoroso da rivelare, non c’è nulla di interessante dietro la vita monotona che conduce, è un bluff, Sono bara, non gli frega granché della ragazzina prossima a festeggiare il genetliaco, lui, per una volta, è più coinvolto dalla teoria che vuole confutare lungo la strada, si diverte a fare del metacinema, a dilatare, ad arcobalenizzare, a non-raccontare se non il cinema nudo e freddo che si rimira allo specchio.
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