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Ken Parker Classic N. 26 - "Pellerossa"

Creato il 31 dicembre 2015 da Chemako @chemako71
Ken Parker Classic N. 26 -
È in'edicola il ventiseiesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio ricco di tensione il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo guida, insieme a pochi soldati, uno sparuto convoglio di donne, bambini e malati, in una fuga disperata da uno sguarnito Fort Show. Il grosso delle truppe aveva cercato, invano, di sorprendere il villaggio sioux, per spazzarlo via, ma l'astuzia dei pellerossa, prevedendo il proditorio attacco delle giacche blu, aveva ribaltato la situazione, aggirando il plotone e mettendo così a ferro e fuoco il forte. Prima dell'assalto il gruppo di Ken tenta la fuga ma la carovana viene raggiunta e sta per soccombere, quando uno degli assedianti, il capo cheyenne Mandan, tragico protagonista del primo episodio della collana, Lungo Fucile, riconosce Ken. Allora il capo indiano aveva rifiutato il fucile che lo scout intendeva donargli come arma di difesa per il proprio figlio dalle future insidie dell'uomo bianco. Il motivo di questo rifiuto era dettato dalla constatazione che le armi non avevano giovato al popolo rosso, causando solo morte e distruzione. Il figlio di Mandan avrebbe quindi dovuto trovare un altro modo per combattere. Il capo cheyenne risparmia la vita ai sopravvissuti e un epilogo più doloroso viene così scongiurato. Ken non risparmia comunque all'altro le parole non mantenute di allora, ma il dialogo che ne nasce rappresenta una dura lezione per Ken. E' Mandan ad iniziare:
"Ricordi le parole di quel giorno?"
"Le ricordo. Dicevi che non avresti più impugnato le armi."
"Non si può restare a guardare quando il proprio popolo muore."
"A volte l'unico modo che un uomo ha di camminare diritto è quello di cambiare strada!.."
"Tieni, Lungo Fucile. Cambia strada anche tu. Non si può camminare diritto insieme alle giacche blu!"
Porgendo a Ken il suo fucile, Mandan gli ricorda che non si può separare la propria coscienza dai propri atti o da quelli compiuti dall'organizzazione cui volontariamente si appartiene. Nell'ultima vignetta Ken guarda Mandan allontanarsi sul proprio cavallo: è ammutolito, non sa cosa rispondere.
Ottima la sceneggiatura di Maurizio Mantero. Peccato per le prime settanta tavole disegnate da un poco ispirato Carlo Ambrosini, sostituito poi da Ivo Milazzo. Se l'autore grafico dell'intera storia fosse stato Milazzo, questo episodio meriterebbe una posizione fra i primi dieci dell'intera saga di Lungo Fucile.

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