E' accaduto nel territorio di confine tra il nord del Kenya e l' Etiopia.
E probabilmente accadrà ancora.
Alcuni militi , appartenenti alle milizie etiopi Merille , si sono resi responsabili della morte di due poliziotti kenyoti, che tentavano di bloccare l'avanzata di più mandrie nel territorio dei pastori Turkana.
La situazione è divenuta subito incandescente e di difficile gestione.
Tanto che,in queste ore, si registra nella zona la fuga di centinaia e centinaia di famiglie, che temono per le loro povere cose e di restare vittime degli scontri a fuoco prodotti da ambo i contendenti.
Sappiamo che la vita in quell'area non è affatto agevole tanto per le popolazioni sedentarie quanto per gli allevatori nomadi. E questo sopratutto a causa della siccità.
Il sogno del pastore nomade è sempre lo stesso, quello di poter trovare un abbondante pascolo per il suo bestiame e questo vale tanto in terra d' Etiopia che in Kenya.
Invece la precarietà costante, mista a fame e a mali d'ogni genere, in primis quelli legati alla denutrizione, fa perdere facilmente la bussola e capita così che ci scappi anche il morto.
Guerre tra poveri, insomma.
Le autorità locali del Kenya hanno provveduto ad informare l'ambasciata etiope a Nairobi ma, con tutta la buona volontà dei funzionari, episodi del genere sono destinati purtroppo a ripetersi.
Il nodo da sciogliere, perché siccità e carestia non ci siano mai più e non producano vittime, è altrove.
E noi, gente del primo mondo, dalla lacrima o , peggio ancora dal giudizio facile, dovremmo saperlo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)