Kevin Spacey è un caratterista. Non è un insulto. Non ho detto che è un figlio di puttana. Ho solo detto che è un caratterista e il mondo ha bisogno di caratterisiti. Tutti a osannare e a celebrare i vari Tom Cruise, Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Johnny Depp, Will Smith (hey, un momento, chi è che celebra Will Smith?) e i riflettori sono sempre puntati su di loro, i protagonisti, i protagonistoni. I film vivono però anche di non protagonisti e Kevin Spacey è uno splendido rappresentante di questa categoria. Fino a un certo punto della sua carriera, almeno. Dopo una serie di particine più o meno piccole, come quella spassosa in Una bionda in carriera, Kevin Spacey ha elevato la figura del non-protagonista a quella di protagonista assoluto. Per farlo, gli sono bastati due ruoli nel giro di pochi mesi, due personaggi misteriosi e inquietanti come pochi: Keyser Söze de I soliti sospetti, che ha dato un significato nuovo al termine “colpo di scena”, e John Doe, il killer seriale di Seven. Gabriel Byrne, Benicio Del Toro, Brad Pitt, Morgan Freeman… Tutti spazzati via da quel Kevin Spacey, diventato negli Anni Novanta il non-protagonista per eccellenza. Questo fino ad American Beauty, la sua intepretazione più fenomenale e allo stesso tempo anche quella che più l’ha ingabbiato in uno stereotipo. Se con I soliti sospetti e Seven si era ritagliato la nomea di pericoloso pazzo psicopatico a sorpresa dei film, con Lester Burnham ha dato vita a un personaggio apparentemente normale, un classico uomo medio in crisi di mezza età, da cui ha però fatto fatica ad affrancarsi. Quella parte strepitosa l’ha fatto diventare un protagonista, un ruolo che, al di là di American Beauty, non gli si addice più di tanto, e infatti i suoi film successivi si sono rivelati tutti più o meno dimenticabili. Nella recente serie tv House of Cards offre un’altra grande prova d’attore protagonista, è vero, eppure Kevin Spacey per me è stato ed è specialista soprattutto in un'altra cosa, come è tornato a dimostrare nella sua pellicola migliore degli ultimi anni, Margin Call, e come conferma anche nel film di cui vi parlerò oggi: Kevin Spacey è specialista nel fare il non-protagonista.
"Non credevo di trovare uno più fulminato di Donnie Darko, e invece..."
Il delitto Fitzgerald (USA 2003) Titolo originale: The United States of Leland Regia: Matthew Ryan Hoge Sceneggiatura: Matthew Ryan Hoge Cast: Ryan Gosling, Jena Malone, Don Cheadle, Michelle Williams, Chris Klein, Kevin Spacey, Lena Olin, Martin Donovan, Ann Magnuson, Sherilyn Fenn, Kerry Washington, Michael Pena, Michael Welch, Wesley Jonathan Genere: omicida Se ti piace guarda anche: Rectify, Twisted, American History X, Blue ValentineConsidero Kevin Spacey fenomenale nei suoi tre ruoli più celebri sopra citati (I soliti sospetti, Seven e American Beauty), mentre per il resto lo stimo moltissimo, è un interprete più che buono, ma non lo considero tra i miei preferiti in assoluto. Mi piace, ma non arriverei a dedicargli una canzone come ha fatto Caparezza. Eppure sono particolarmente felice che questo mese l’associazione di blogger cinematografici riuniti di cui faccio parte abbia deciso democraticamente di celebrare come attore del mese Kevin Spacey, che oggi 26 luglio compie 54 anni. Perché? Perché l’alternativa mensile era festeggiare Sylvester Stallone, uno dei peggiori attori di sempre, e quindi ben venga il Kevin Spacey Day. In più, questa ricorrenza mi ha dato l’opportunità di recuperare un film che avevo sempre tenuto in un angolino in attesa di una visione ora finalmente arrivata. A spingermi a guardare finalmente Il delitto Fitzgerald è stato un cast di quelli stellari. Non c’è solo Kevin Spacey, ma ci sono anche dei miei preferiti assoluti come Ryan Gosling e Michelle Williams, i cui personaggi qui non si incrociano sullo schermo, ma che poi ritroveremo insieme in Blue Valentine. Oltre a un trio di attrici che amo particolarmente come Jena Malone, la girlfriend di Donnie Darko nonché ragazzina di Nemiche amiche, Kerry Washington futura star di Django Unchained e della imperdibile serie tv Scandal, e Sherilyn Fenn, mai dimenticata Audrey di Twin Peaks. Com’è che un film con un cast che sembra uscito dai miei sogni me l’ero perso? Misteri della fede, ma grazie a questo utilissimo Kevin Spacey Day, eccolo recuperato.
"Io che sono stata con Dawson ti garantisco che quello è più
fuori di Donnie Darko e di Leland/Ryan Gosling messi insieme."
Per scoprirlo, ci addentriamo in un thriller non criminale, ma dell’anima. “A CANNIBAL, MA CHE STAI A DDI’?” Può sembrare una di quelle frasi pretenziose, mi dichiaro colpevole, però è così. Il delitto Fitzgerald cerca di indagare dentro l’anima del suo protagonista, un ragazzo che vive nel suo mondo e allo stesso tempo è in forte contatto empatico con le altre persone, una figura liberamente ispirata a Lo straniero di Albert Camus e portata sullo schermo da Ryan Gosling con il suo solito stile tanto indolente e apatico, quanto perfetto per questo genere di personaggi. Sono questi i crime che preferisco. Quelli come la nuova consigliatissima serie tv Rectify. Quelli che indagano sui personaggi e sulle motivazioni, più che sull’omicidio in sé. Per quelli basta la densa pagina di cronaca di Studio Aperto.
"E' il Kevin Spacey Day e io non sono manco il protagonista del post?
Cannibal, ti mando Keyser Söze."
50/50 Thriller
Cinquecentofilminsieme
Combinazione casuale
Cooking Movies
Director's Cult
Ho voglia di cinema
Il Bollalmanacco di Cinema
In Central Perk
Montecristo
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Triccotraccofobia
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