L’argomento di cui si sta per trattare è piuttosto controverso, ma ciò non ha impedito a eminenti studiosi di interessarsi alla vita personale del Profeta Maometto, né a bravi scrittori di dar voce alle sue mogli, alcune delle quali furono molto più di semplici comparse sulla scena politica dell’epoca in cui vissero. Non meteore nell’esistenza del Profeta, dunque, ma vere e proprie protagoniste ricordate ancora oggi.
Il primo nome a cui si deve far riferimento è quello di Khadija (556-619). Donna determinata, bellissima, intelligente e lungimirante, seppe gestire da sola l’attività mercantile lasciatale in eredità dal padre.
Aveva ben quindici anni più di Maometto quando lo conobbe e gli affidò la gestione delle sue carovane. Per il Profeta Khadija rappresentò un punto fermo e, finché lei visse, non prese altre mogli. Il loro fu un matrimonio d’amore da cui nacquero quattro femmine (tra cui Fatima) e due maschi morti in tenera età.
Khadija fu anche la prima persona a cui Maometto confessò di aver ricevuto la Rivelazione, colei che lo sostenne, con pazienza e abnegazione, durante il suo cammino spirituale costellato di boicottaggi e minacce di chi non vedeva di buon occhio, per ragioni politiche ed economiche, la nuova religione nascente.
La prima moglie di Maometto, la donna che non abbandonò mai il suo cuore neppure dopo la morte, avvenuta a venticinque anni di distanza dal matrimonio.
Lo scrittore Marek Halter ha appena dedicato un libro a questo bel personaggio femminile, “Khadija” (Robert Laffont, 2014, per ora solo in francese), primo romanzo di una trilogia dedicata alle donne dell’Islam a cui seguiranno “A’isha” e “Fatima”.
Le polemiche intorno a quest’opera sono già roventi, perché l’autore ha “sfiorato” con le sue parole delle figure sacre all’Islam e, per questo, giudicate intoccabili.
Di Khadija, così in gamba, così fiera e affascinante, fu sempre gelosa, a quanto pare, A’isha, la moglie prediletta del Profeta. A’isha è una figura interessante e magnetica ancora oggi. Lei e la prima moglie di Maometto hanno in comune la forza d’animo, ma declinata in modo diverso; se Khadija fu tenace ma paziente, incrollabile nei suoi propositi e nei sentimenti, ma di un fascino riservato, A’isha fu la ribelle, l’indomita, l’appassionata.
Molto è stato scritto su di lei, si possono ricordare i due romanzi di Sherry Jones “A’isha, l’amata di Maometto” (2008) e “La Sposa Guerriera. A’isha e la rivolta islamica” (2009), entrambi editi da Newton Compton e il bel romanzo di Kamran Pasha “La madre di tutti i credenti” (Corbaccio, 2010) solo per rimanere nell’ambito della narrativa.
Riguardo ad A’isha gli studiosi dibattono tuttora su un tema molto spinoso: l’età della giovane al momento del suo matrimonio con Maometto.
Forse le nozze vennero stipulate quando la piccola aveva tra i sei e i sette anni, mentre l’unione consumata tra i dieci e i quindici anni (ma c’è chi ritiene che A’isha, al momento della consumazione, fosse molto più grande e l’ipotesi non è da trascurare).
Il fatto di aver sposato una bambina ha portato molti, in epoca moderna, a formulare accuse pesanti nei confronti del Profeta. In realtà, oltre all’incertezza sulle date, bisogna sempre tenere conto che le categorie esistenziali applicate oggi non possono essere le stesse di un passato molto lontano cronologicamente e anche geograficamente.
Inoltre si deve tenere conto della diversa aspettativa di vita in quel tempo. Ovviamente non si vuole aprire una discussione sulle spose bambine nei tempi antichi e nemmeno oggi, dal momento che la questione, pur importantissima e dolorosa, non è oggetto di questo articolo ed è molto complicata, per cui non si può rischiare di generalizzare, né di mescolare i temi.
Si sta, invece, mettendo in evidenza un costume molto antico e diffuso in talune aree del mondo, relativamente a un personaggio ben preciso, A’isha, sottolineando l’incertezza cronologica relativa al suo matrimonio.
A’isha, inoltre, non ebbe mai un buon rapporto con Ali, genero e cugino di Maometto. Alla morte di quest’ultimo, sulla scia delle lotte per il potere (Maometto non aveva eredi maschi) il conflitto tra Ali e A’isha si inasprì fino alla Battaglia del Cammello (656).
Quest’ultima e i suoi sostenitori giudicavano illegittima l’elezione a Califfo di Ali, ma lo scontro venne vinto da quest’ultimo.
Khadija e A’isha sono, oggi, le mogli più celebri del Profeta, ma nei prossimi articoli si vedranno altre figure altrettanto forti, anelli di un passato sempre vivo, uniti a formare la catena che racchiude tutti i credenti musulmani.
Written by Francesca Rossi