Le forze conservatrici fedeli alla Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, sono emerse vincitrici nelle elezioni di marzo per il Majlis (parlamento). La fazione radicale di Ahmadinejad ha subito una dura sconfitta persino a Teheran. Il risultato dell’elezione non solo ha portato indietro Ahmadinejad, ma ora il suo potere potrebbe essere ridimensionato nei prossimi mesi. Vista la sfida che Ahmadinejad ha osato lanciargli nei mesi scorsi, Khamenei potrebbe persino decidere di abolire la carica di presidente, senza indire le prossime elezioni presidenziali del giugno 2013. Invece il Majlis potrebbe eleggere un primo ministro tra i suoi 290 membri. Khamenei ha accennato a questa possibilità lo scorso ottobre:
“Con il sistema politico attuale, il presidente è eletto direttamente dal popolo, attraverso un metodo giusto ed efficace. Comunque, se, magari in un prossimo futuro, si pensasse che sarebbe meglio far scegliere i funzionari amministrativi in accordo col sistema parlamentare, non vi sarebbero problemi, purché i cambiamenti avvengano all’interno del meccanismo attuale”1
Resta il fatto che l’abolizione della carica di presidente richiede un emendamento dell’articolo 177 della Costituzione. Per farlo la Guida Suprema deve emettere un decreto rivolto al Presidente, dopo consultazioni con il Consiglio per il Discernimento, stipulando gli emendamenti o ampliamenti che devono essere fatti dal Connsiglio per la Revisione della Costituzione. Il Consiglio consiste in:
- i membri del Consiglio dei Guardiani;
- i capi delle tre branche del governo;
- i membri permanenti del Consiglio per il Discernimento;
- cinque membri tratti dall’Assemblea degli Esperti;
- dieci rappresentanti selezionati dalla Guida;
- tre rappresentanti del Consiglio dei Ministri;
- tre rappresentanti della magistratura;
- dieci rappresentanti scelti tra i membri dell’Assemblea Consultiva Islamica;
- tre rappresentanti scelti tra i professori universitari.
La procedura, il metodo di selezione dei candidati del Consiglio e le loro qualifiche sono tutti regolati dalla legge. La decisione del Consiglio deve poi essere confermata e firmata dalla Guida Suprema; dopo di che deve essere approvata con la maggioranza assoluta dei votanti attraverso un referendum nazionale. Dato che la Guida Suprema ha la maggioranza in tutti questi ambiti, e dato che continua a godere del supporto popolare, può far sì che la Costituzione venga cambiata secondo i suoi desideri.
Che la presidenza sia abolita o meno, la domanda cui rispondere è perché l’Ayatollah Ali Khamenei stia contemplando una tale ipotesi. La riposta è nella sfida alla sua suprema autorità lanciata prima dai riformatori del Movimento Verde, dopo le elezioni presidenziali del giugno 2009, e poi dai radicali capeggiati dal presidente Ahmadinejad. La sfida all’autorità della trentaduenne Repubblica islamica non è mai stata così forte come in seguito alle discusse elezioni presidenziali del 2009. Per la prima volta, i contestatori ed i sostenitori del Movimento Verde hanno richiesto a gran voce la deposizione della Guida Suprema. Prima del 2009 Khamenei era stato a lungo risparmiato dalle critiche pubbliche degli attivisti dell’opposizione. Ma il Movimento Verde ha portato un cambiamento anche in questo. Khamenei ed i suoi fedeli seguaci hanno zittito le richieste dei manifestanti con l’aiuto delle Guardie della Rivoluzione, compito facile visto che i contestatori erano poco organizzati. Continuando la politica di emarginazione dei riformisti, alle recenti elezioni del Majlis molti riformisti si sono visti rifiutare la candidatura dal Consiglio dei Guardiani (che può porre il veto su qualsiasi candidato). Così i riformisti sono stati quasi del tutto assenti dalla scena elettorale: ciò è anche una testimonianza della grave repressione che li ha colpiti in seguito alle proteste di massa del 2009.
Nel frattempo, Khamenei ha dovuto anche fronteggiare la sfida crescente dei radicali capeggiati da Ahmadinejad. I sostenitori di Ahmadinejad includono il suo capo dell’amministrazione, Esfandiar Rahim Mashaei, che è arrivato al punto di mettere in discussione la legittimità del principio stesso del velayat-e-faqih e del ruolo onnicomprensivo e dell’influenza dei chierici nella politica iraniana. Inoltre, Ahmadinejad ha sfidato l’autorità della Guida Suprema tentando di rimuovere il ministro dell’intelligence Heider Moshlei, un fedele di Khamenei. Di fronte a questa sfida, i conservatori si sono uniti per ridurre il potere nelle mani dei radicali. Come già messo in luce, la maggioranza dei candidati riformisti o erano assenti o sono stati esclusi dall’elezione del Majlis, che è così diventata una gara tra la coalizione conservatrice dei sostenitori di Khamenei e quella radicale di Ahmadinejad. Gli alleati della Guida Suprema hanno lavorato duramente per unire i conservatori in un unico gruppo, il Fronte Unito Principalista (UPF), e hanno usato la loro posizione dominante per soffocare ogni forma di opposizione all’autorità assoluta della Guida Suprema. Questo gruppo è costituito dai rappresentanti ufficiosi di Khamenei ed è totalmente devoto al sistema di governo noto come velayat-e-faqih (tutela del giurisperito). In teoria, il gruppo principalista è guidato dall’Ayatollah Mohamed Reza Mahdavi Kani, presidente dell’Assemblea degli Esperti – un consiglio che ha il potere di eleggere la Guida Suprema. Il gruppo principalista credeva che, qualora Ahmadinejad avesse raggiunto la maggioranza nel Majlis, sarebbe diventato un rivale ancor più pericoloso per Khamenei. La loro vittoria nelle elezioni di marzo significa che hanno raggiunto il loro obiettivo e sono riusciti ad estromettere i sostenitori di Ahmadinejad.
Malgrado l’affermazione della legittimità del regime, il risultato dell’elezione è un indice dell’imminente caduta politica di Ahmadinejad, visto che ha osato sfidare l’autorità della Guida Suprema a dirigere aspetti chiave del governo come la politica estera e l’intelligence. Ahmadinejad – una volta considerato il figlio prediletto della teocrazia iraniana – è stato politicamente indebolito ed è diventato il primo presidente interrogato dal Majlis, il 24 marzo. Le domande che gli sono state rivolte includevano: il fallimento dell’amministrazione, il fallimento della crescita economica, la stantia implementazione del piano di riforma dei sussidi, la presunta resistenza del Presidente nell’accettare il decreto della Guida Suprema per ripristinare il Ministro dell’intelligence, la destituzione dell’ex ministro egli esteri durante una missione diplomatica, ed il supporto del Presidente alla promozione di una scuola iraniana di pensiero “deviante”, invece di quella classica.
Il più grande vincitore in queste elezioni è la Guida Suprema. Khamenei ha sottolineato che, dopo la confusione dell’elezione presidenziale del 2009 che intaccò la sua autorità, “alcuni avevano predetto che la gente avrebbe perso fiducia nel sistema islamico, ma quest’elezione è stata una chiara e palese risposta a quella conclusione sbagliata”. Khamenei forse vede quest’elezione come un modo per ripristinare la sua autorità e rassicurare i suoi sostenitori sul fatto che sia ancora saldamente al comando e che continuerà a salvaguardare l’ideologia della Rivoluzione Islamica. Khamenei ha sempre chiarito che non tollererà più alcuna opposizione all’ideologia rivoluzionaria, marginalizzando la corrente deviante, la sedizione (fetneh), ed i sostenitori del Movimento Verde. Khamenei è anche stato in grado di provare che l’Iran è socialmente e politicamente unito, e che il velayat-e-faqih è ancora un’istituzione significativa e legittima.
(Traduzione dall’inglese di Valentina Bonvini)