Kick-Ass
Creato il 18 giugno 2013 da Mattia Allegrucci
@Mattia_Alle
Snobbato e contestato dai fan del fumetto creato da Mark Millar e John Romita Jr. perché si prende troppe libertà dall'opera a cui si è ispirato, questo nuovo lavoro del regista Matthew Vaughn, che per questa pellicola ricopre anche il ruolo di produttore e quello di co-sceneggiatore affiancato da Jane Goldman, risulta essere un prodotto degno del medium che rappresenta, ovvero quello cinematografico. Si abbandonano le rive fumettistiche di Romita Jr. e Millar e si volge lo sguardo verso un orizzonte filmico ironico e variopinto, dove il pubblico è altrettanto vario, all'interno del quale c'è spazio per chi cerca la trasposizione fedele e per chi opta per l'opera d'autore, quella che si prende anche le più disparate libertà. Vaughn è conscio del cambio mediatico e sa che strada prendere, e la racconta tramite le sue immagini e le sue citazioni, ironizzando continuamente sul cinema (con Kick-Ass interpretato da Aaron Taylor Johnson che a un certo punto cita Viale del Tramonto e Sin City, assieme ad American Beauty) e prendendo sempre come punto di riferimento il grande schermo, al punto di modificare il costume di Big Daddy (forse la migliore interpretazione di Nicholas Cage da molti anni a questa parte) in una parodia del moderno Batman Nolaniano, quasi a sottolineare una leggera ed ironica critica verso la pseudo-realistica trilogia del regista più acclamati dei nostri giorni. Ma torneremo tra poco su questo discorso, perché c'è qualcosa di ben più importante da evidenziare, ovvero il dualismo realtà-fumetto che il regista sottolinea in maniera marcata in ogni suo fotogramma, in particolare quando spiega il passato di Big Daddy, delegando il flashback ad una sequenza in comic book, ad enfatizzare il fatto che dal fumetto (o dal passato, o da entrambi in questo caso) si trae ispirazione, ma la realtà è ben diversa, cruda e brutale, sanguinolenta e sempre pronta a far male, proprio come la carneficina conclusiva mostra, essendo essa sì rocambolesca e acrobatica, ma mai coreografata o preimpostata, anzi, completamente improvvisata (all'apparenza, si intende) e, appunto, realistica. In altre parole, Matthew Vaughn estrapola il succo dell'opera fumettistica di Millar e Romita Jr. e ne resta fedele, pur rimodellandolo e rendendolo appetibile a tutti i palati cinefili e non solo a quelli appassionati delle pagine a fumetti, poiché l'autore è ben conscio che si sta rivolgendo ad un pubblico differente, il quale va catturato con escamotage diversi, come appunto il Big Daddy di Nicholas Cage, pronto a recuperare il modus operandi del Batman di Christopher Nolan ma allo stesso tempo pronto a fargli il verso (indimenticabile la spassosa mossa che usa per la prima volta di fronte a Kick-Ass, con la quale lo intima a stare zitto altrimenti verrà sgozzato, ma citiamo anche la preparazione dell'eroe con i baffi finti e il make-up nero intorno agli occhi), per rimarcare ancora una volta che la realtà fa male e, se si vuole essere realisti, bisogna farlo fino in fondo, oppure optare per altre sponde, come ha fatto il buon vecchio Tim Burton con la sua personale versione di Batman, decisamente agli antipodi del realismo. Ed è a lui che Vaughn offre l'ultima citazione del film, quando il cattivo guarda in macchina e cita una delle più famose frasi del Joker di Jack Nicholson, a simboleggiare la scelta definitiva di Vaughn, ovvero quella di realizzare un'opera realistica e dolorosa ma allo stesso tempo un progetto personale e ben curato, senza che una delle due scelte sovrasti l'altra e senza evitare di mancare di rispetto all'opera originale, ma seguendo una logica coerente dall'inizio alla fine e divertendo e sconvolgendo il pubblico allo stesso tempo. Un grandissimo progetto passato in sordina in Italia (a causa della nostra pessima censura che l'ha fatto uscire un anno dopo rispetto al resto del mondo e in poche sale) che merita l'attenzione di tutti gli appassionati della settima arte.
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