Magazine Cinema
di Michel Cuesta
con Jeremy Renner, Rosemarie DeWitt, Ray Liotta
genere, drammatico, thriller
Usa, 2014
durata, 114'
I paradossi del cinema. "Kill the Messenger" di Michael Questa inizia con le immagini d'archivio di alcuni presidenti della casa bianca impegnati a testimoniare l'impegno del governo nella lotta contro la droga. A seguire invece, i fotogrammi di finzione che raccontano la vicenda del giornalista Gary Weeb e degli articoli che rivelarono il coinvolgimento della Cia nel traffico di stupefacenti necessario a finanziare i Contras nicaragueni. Michael Cuesta gioca con le convenzioni cinematografiche, utilizzando il surplus di verità insita negli inserti di repertorio per enfatizzare la bugia di quelle dichiarazioni e assegnando a cio che è normalmente un simulacro, il compito di raccontare la verità. L'alternanza di vero e falso non è solo una questione formale ma costituisce il nocciolo stesso dell'incredibile vicenda, con il reporter chiamato a difendersi dalla macchina del fango messa in moto dai servizi segreti per screditare la credibilità della sua indagine. Per raccontarlo al pubblico Michael Cuesta mette a frutto l'esperienza accumulata nel lungo apprendistato televisivo (ricordiamo la direzione di episodi tratti dalle serie di "Six Feet Under", "True Blood" e "Homeland") realizzando un prodotto che riesce ad essere popolare senza perdere la complessità di una parabola umana che ad un certo punto si trasforma in una sorta di assedio del forte apache, con il protagonista solo contro tutti, disposto a tutto pur di affermare i principi di indipendenza e verità del proprio mestiere.
Interpretato da un grande Jeremy Renner nel ruolo del protagonista "Kill the Messenger" è un thriller low budget che si mantiene sempre in tensione e riesce pure ad appassionare per la presenza di un afflato civile che almeno negli intenti avvicina il film a nobili predecessori come "Tutti gli uomini del presidente" e" I tre giorni del condor". Ancora in attesa di una distribuzione italiana "Kill the Messanger" è stato pressochè ignorato in patria. Forse perchè la storia di Gary Webb, con la sua vis polemica nei confronti del sistema americano, paga il fatto di rappresentare sul piano filmico il contraltare ideologico a un blockbuster di successo come "American Sniper". Una posizione, quella del film di Cuesta, in totale controtendenza e quindi commercialmente inaccettabile.
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