La trama (con parole mie): Tina è una donna di oltre trent'anni confinata in casa e soggiogata dalla madre finalmente in procinto di partire per una vacanza con il fidanzato Chris, tranquillo sostenitore dei viaggi in camper pronto a portare la sua amata a spasso per l'Inghilterra spezzando il giogo materno.Quello che Tina non sa è che Chris è in realtà uno psicopatico pronto a fare fuori chiunque ritenga maleducato o contro i suoi schemi, nonchè rigidamente devoto agli stessi: la loro storia d'amore, tinta di sangue e certo non tranquilla, metterà a confronto il disagio di entrambi e permetterà loro di affrontare secondo il punto di vista che si sono costruiti il mondo, dai turisti incuranti del rispetto della pulizia alle scatenate ragazze degli addii al nubilato.Fino ad un ultimo, grande, "salto della fede".
I fasti di inizio anno rispetto alle uscite in sala sono ormai un ricordo cui rivolgo i miei pensieri con grande struggimento e malinconia: da troppe settimane a questa parte, infatti, perfino i titoli sulla carta interessanti finiscono troppo spesso e volentieri per rivelarsi ignobili schifezze o cose per le quali non vale la pena spendere il prezzo del biglietto o ancor peggio un'ora e mezza del nostro tempo.Killer in viaggio, purtroppo, non fa eccezione: firmato da Ben Wheatley, che bottigliai a suo tempo per il poco riuscito Kill list, questo road trip allucinato che vorrebbe essere una sorta di favola nera sull'amore, l'isolamento, l'incomunicabilità ed il disagio mentale dagli alti contenuti di humour nero - o come il Cannibale ha tenuto a specificare, punk - è in realtà una di quelle tronfie robette da Festival che vorrebbero tanto tanto ergersi a nuove pietre miliari dell'autorialità ma che finiscono inesorabilmente per essere catalogate solo ed esclusivamente come pipponi pseudo intellettuali noiosi e spuntati, incapaci di fare breccia nel cuore così come nel cervello del pubblico - o almeno della parte di esso meno infarcita dalle stronzate radical chic -.Il rapporto tra Chris e Tina, psicopatici neppure troppo in erba, appare come una sorta di versione europea di quelli tratteggiati oltreoceano - con maggior successo ed un'ironia decisamente più pungente - dai fratelli Coen: la loro gita alla scoperta del magico mondo della provincia anglosassone condita dal progressivo confronto - violento, sessuale e sentimentale - tra loro è una sorta di "vorrei ma non posso" del grottesco, dal primo all'ultimo minuto noioso e poco incisivo - raramente mi sono imbattuto in una pellicola di un'ora e venti così lenta - e per nulla empatico rispetto all'audience.Tra i personaggi, infatti, non c'è nessuno che riesca davvero a comunicare con l'altro lato dello schermo, in positivo o in negativo, e la sensazione crescente sequenza dopo sequenza è quella di un malriuscito tentativo di fare il simpatico di un regista che continua a prendersi troppo sul serio pensando di meritare i posti occupati, oltre che dai già citati Coen, da gente come Haneke, McDonagh o Tarantino.Neppure la violenza asservita all'estetica o il cane che fa da spalla ai due protagonisti - neanche si facesse il verso a The artist -, tra le altre cose, riescono a risollevare le sorti di un titolo assolutamente inconsistente, troppo poco divertente per essere considerato un intrattenimento da relax e lontano anni luce dalla qualità delle vere proposte d'autore per candidarsi al titolo di cult di nicchia dell'estate.Perfino le situazioni che conducono l'agghiacciante coppia di protagonisti agli omicidi hanno il sapore del già visto - il turista che butta la carta a terra e risponde da lord ai rimproveri di Chris è una figura già abusata in più generi cinematografici -, e l'incapacità dello stesso Chris e Tina di riuscire a conquistare o spingere a parteggiare in qualche modo per loro appare evidente fin dai titoli di testa, interessante variante - per non dire scopiazzatura - di quello che potrebbe essere considerato un approccio in stile Wes Anderson.Unica eccezione, anche se con molte riserve, il finale, frecciata all'amore e alle sue storie - malate o no che siano - che almeno in parte smussa gli angoli di una sequela di bottigliate che in casi come questo distribuisco con infinito piacere: titoli presuntuosi ed inconsistenti come questo, infatti, rubano solo spazio ad altre proposte decisamente più interessanti mai viste in sala dalle nostre parti.
MrFord
"Sometimes I feel I've got to
run away I've got to
get away
from the pain you drive into the heart of me
the love we shareseems to go nowhere
and I've lost my light
for I toss and turn I can't sleep at night."Soft Cell - "Tainted love" -