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La trama (con parole mie): siamo a Memphis, ed il rude detective Jacob, genio dell'elaborazione di profili e della caccia ai serial killer, si ritrova ad avere a che fare non con uno, bensì con due predatori ad un tempo. Il primo, Billy Joe, è un vecchio "amico" che il poliziotto ha già sistemato da par suo tornato per vendicarsi; il secondo, Lazarus, è uno psicopatico appassionato di metal ed astrologia.
A suon di cazzotti e frasi tagliate con l'accetta, Jacob assicurerà alla giustizia i due riuscendo, nel contempo, anche a scrollarsi di dosso i sospetti di un'incaricata dell'FBI giunta nel suo distretto per controllarlo.
Se non fosse per la trama da thriller del sabato sera, potremmo pensare che si tratti solo di una schifezza comune, e invece no: perchè è scritto ed interpretato da Steven Seagal.
Ve lo giuro, sono stato tentato. E molto.
Avrei voluto snocciolare i quattro bicchieri, per questo film.
Perchè, non prendiamoci per il culo, ci vogliono talento, inventiva, tecnica e magia per poter realizzare un Capolavoro vero, ma altrettanta abilità per confezionare una merda di proporzioni bibliche come questa.
Da scrittore o pseudo tale quale sono, infatti, trovo che una delle cose più difficili per chi si trastulla con una penna in mano sia quella di produrre qualcosa di qualità talmente infima da far strabuzzare gli occhi a chiunque finisca per metterci le mani sopra; diffidate, dunque, sempre e comunque da chi si professa in grado di scrivere volontariamente una schifezza, perchè ve la sta cantando grossa parecchio.
Certo, si può sdoganare il trash ed omaggiarlo, girare intorno alla melma o buttarcisi di testa, ma difficilmente se avete almeno una minima padronanza del mezzo riuscirete nell'impresa di realizzare un Capolavoro al rovescio come questo: occorre essere geni al rovescio, per farlo.
Senza dubbio, Steven Seagal lo è.
Dalla punta degli stivali alla coda di cavallo del parruccone.
Dovete sapere, infatti, che oltre alla sua bolsa presenza e all'inespressività che è ormai una bandiera ed un emblema, per Killing point il Nostro è riuscito addirittura e nientepopodimeno che a portare sullo schermo una sua sceneggiatura originale talmente pessima da far risultare degno della Palma d'oro anche il peggiore tra gli episodi di Walker Texas Ranger, o uno qualsiasi dei prodotti made in Italy della scuderia Moccia. Con l'aggiunta di qualche "fottiti" ed una manciata di cazzotti in più.
Ora vorrei davvero soffermarmi sulle interpretazioni da cani maledetti di tutti gli attori - e mi dispiace vedere Isaac Hayes ridotto a lavorare in produzioni come questa -, sulla regia che sarebbe fantascienza definire amatoriale, sul montaggio ai limiti della crisi di vomito, sulla vicenda che neppure un dodicenne in preda ai primi ormoni da botte e femmine sarebbe in grado di partorire, sul finale assolutamente senza senso e sulla pressochè non pervenuta attenzione ai dettagli - è ancora davanti ai miei occhi la sequenza in cui il buon Seagal spacca i denti al cattivo di turno in pieno stile American History X all'interno di un locale e nella scena successiva con tanto di sparatoria all'esterno abbiamo un bel primo piano del manigoldo con il sorriso completamente rifatto -, ma preferirei concentrarmi sull'incredibile magia che lo spaccaculi Steven è riuscito a produrre dietro la macchina da scrivere sfruttando una storia che mi riporta ai tempi della seconda liceo.
A seguito di una visione di classe de L'attimo fuggente, la pessima insegnante di letteratura italiana che mi accompagnò nei primi due anni di superiori, credendosi il professor Keating, per qualche mese si dilettò nel farci comporre poesie di vario genere - sonetti, opere futuriste, ottave, e via discorrendo - lasciando che poi le leggessimo di fronte alla classe: un mio compagno, di cui ricordo il nome - che non indicherò - ed il fatto che fosse un grande appassionato di calcio silenzioso e sempre al suo posto, regalò quello che ancora oggi ritengo sia uno dei componimenti più incredibili che abbia mai letto.
Avendo ancora a disposizione la raccolta che stampammo a fine anno, ho deciso di regalare a tutti voi l'emozione di leggere le parole di un Maestro:
"Il cielo oggi è splendido con nuvolebianche e soffici sparse qua e la nel blu,e uccelli neri tra le casupoleche volano cinguettando su e giù.
Sto guardando il panorama da un montedal quale io vedo un bell'orizzonte,e frattanto mi mangio un buon paninoaccompagnato da un bicchier di vino.
Adesso purtroppo fa freddo e ioancora stanco per il lungo viaggio scendo accompagnato da mio zio.
Ancora pochi mesi e sarà maggio,e spero vivamente nel cuor mio di poter comprare la moto Piaggio."
Ecco, ora sapete.
Fate conto che guardare Killing point è stato rivelatorio almeno quanto perdersi tra le rime di questo incredibile, stupefacente, mitico e anche mistico sonetto.
Con la differenza che, nel caso del lavoro della premiata ditta Jeff King/Steven Seagal, oltre all'orrore del contenuto si poteva far conto anche su una cornice altrettanto degna dello schifo più completo.
MrFord
"Hit me with your best shot!
Why don't you hit me with your best shot!
Hit me with your best shot!
Fire away!"Pat Benatar - "Hit me with your best shot" -
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