Possibile che a Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, non hanno nulla di veramente serio di cui occuparsi se non degli armamenti nucleari?
Dalla pagina di Wikipedia, leggo di un paese arretrato, abitato da quasi venticinque milioni di persone perlopiù povere.
“Non sono disponibili dati ufficiali circa il reddito pro capite medio” la dice lunga sul tipo di governo e della libertà di cui gode la nazione. Il link al sito di Amnesty International sentenzia la colpevolezza del regime militare: ”il livello di rispetto dei diritti umani è uno dei più bassi al mondo”.
Dalle mie parti è di uso comune affermare: «il pesce puzza dalla testa».
Mai proverbio fu più indicato per il caso coreano: le colpe dei mali sono perfettamente impersonificate dal “capo di stato”: il dittatore Kim Jong-un.
La dittatura, un esempio palese e chiaro di cosa sia il male assoluto.
Ogni ulteriore aggettivo è superfluo, rischierei solo di non citare un termine adeguato ad indicare le ingiustizie di cui la popolazione nord coreana è vittima.
Se penso al totalitarismo imposto da questo maledetto regime, la prima metafora che mi balena alla mente è l’oppressione che si prova per la mancanza di ossigeno: si desidera riemergere dagli abissi per respirare con tutte le energie ma un peso maligno ci inchioda al fondo. La voglia di libertà viene quotidianamente prevaricata in ogni sua forma rendendo il popolo nord coreano, di fatto, in schiavitù.
Quanti nord coreani sono consapevoli e d’accordo per un possibile attacco nucleare contro gli Stati Uniti?
Nessuno, è ovvio.
Le minacce e la propaganda sono ben lontane dalle persone e rappresentano il parto malato di Kim Jong-un, il mostro della Corea del Nord.
MMo