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Knife Edge – In punta di lama

Da Soloparolesparse

Knife Edge non è un horror e obiettivamente è anche poca cosa come thriller, certo non è un legal (nonostante lo sembri per cinque minuti).
Quindi di cosa stiamo parlando?
Probabilmente un po’ di tutto senza che Anthony Hickox riesca a convincere in nessuno dei generi a cui vorrebbe ispirarsi.

Emma è una broker newyorkese di grande successo ma decide di lasciare tutto per trasferirsi a Londra con il nuovo marito e con il figlio.
Qui Henri, il marito, le fa trovare una magione immensa, una tenuta antica con un parco infinito.
Tutto sembra filare per il meglio ma è evidente che qualcosa succederà.
La casa nasconde un segreto datato ed Emma è vittima di una serie di allucinazioni che (forse) le mostrano cosa è successo anni prima in quella casa.

Knife Edge – In punta di lama

Spoiler.
In realtà poi il film si annoda su se stesso e dopo averci fatto credere in maniera fin troppo evidente che sia Henri il colpevole delle visioni della moglie (frutto di droghe e non di soprannaturale), capita invece che Hickox ribalti tutto di nuovo ed il mistero torni a prevalere sul thriller rivelando il colpevole in un vecchio amico di lei, originario di quelle parti.
Fine dello spoiler.

Evidente che la trama è un po’ confusa e la narrazione finisce per guidarci troppo nettamente ogni volta in una direzione precisa.
Anche il meno esperto degli spettatori è in grado di capire che le conclusioni verso cui veniamo spinti si riveleranno fallaci.
Tuttavia l’insieme funziona discretamente ed il film è godibile ad un livello superficiale.

Si, perchè se approfondiamo scopriamo che i personaggi sono caratterizzati troppo al solo scopo di farceli credere vittime o carnefici e all’improvviso cambiano tono e comportamento.
Ma anche è evidente che la sequenza dell’attacco del corvo è girata in maniera decisamente poco convincente e risulta bruttina.
Oppure ci accorgiamo che il modo in cui l’assassino rivela le parti nascoste dell’intrigo sembrano prese dalle ricostruzioni finali di Poirot o di Miss Marple, ma senza Aghata Christie.

Insomma una serie di ingenuità che rivelano la pochezza del film ma, ripeto, non disturbano un climax discreto e godibile.

Chiudo col segnalarvi quelle che a vostra discrezione potete prendere come citazioni o scopiazzature.
Il bambino è la copia esatta di Danny nello Shining di Kubrick, come pure tratta dallo stesso film è l’inquadratura in cui Hugh Bonneville abbatte la porta e si affaccia tra le scheggie (ma il volto di Jack Nicholson è su un altro pianeta).
La stanza murata e impolverata arriva dritta dritta da Profondo Rosso.
L’albero nel giardino pare proprio quello di Antichrist di Von Trier (ma qui c’è una certa vicinanza di produzione che potrebbe scagionare Hickox).

Altro?
Natalie Press è inquietante fin dalla prima inquadratura sebbene infondo sia la vittima, Matthieu Boujenah è invece un bonaccione anche nel momento in cui dovrebbe sembrare il colpevole di tutto.


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