Keanu Reeves è un amorevole padre di famiglia condotto in un gioco di seduzione e follia da due ragazze sexy e spietate in Knock Knock, teso home invasion movie diretto da Eli Roth.
Evan Webber è un affermato architetto quarantenne sposato con la bella Karen, scultrice di successo, con la quale ha avuto due figli ancora piccoli. Il resto della famiglia si prepara a trascorrere un weekend fuori-città in occasione della festa del papà, ma Evan non può partire con loro in quanto oberato da precedenti impegni lavorativi riguardanti il progetto di una casa. Solo nella dimora, durante la notte l'uomo riceve la visita di Genesis e Bel, due giovani ragazze che bussano alla sua porta, sostenendo di essere in cerca dell'indirizzo di un party. Visto le avverse condizioni meteo Evan invita le teenager ad entrare, chiamando un operatore Uber affinché accompagni le due, prive di cellulare, al luogo della festa: visto il tempo inclemente il mezzo arriverà però non prima di tre quarti d'ora. In questo lasso di tempo Genesis e Bel troveranno il modo di sedurre Evan, dando il via ad un fine settimana di puro terrore: le due lolite infatti si trasformeranno ben presto in implacabili e spietate aguzzine.
Non aprire quella porta
Dopo l'exploit cannibalico di The Green Inferno (2013), Eli Roth si cimenta in un tipico thriller appartenente alla copiosa categoria degli home invasion, titoli nei quali la quiete domestica viene sconquassata dall'arrivo di uno o più intrusi. Knock Knock inverte inoltre il classico gioco dei ruoli, trasformando i personaggi femminili nei veri villain della vicenda, sexy lolite che sfruttano le comprensibili pulsioni sessuali dell'uomo per trascinarlo in un inferno fisico e psicologico di rara ferocia. Ad una prima parte carica di latente e progressiva sensualità, incarnata magneticamente dalle torride Lorenza Izzo (moglie del regista) e Ana de Armas, con sprizzi di conturbante erotismo ad affascinare soprattutto il pubblico maschile, fa seguito una seconda che strizza soltanto di striscio l'occhio al filone torture-porn, con una violenza trattenuta nei suoi eccessi emoglobinici ma efficace nelle sue diramazioni etico/morali, trovando nell'influenza tecnologica dei social newtork e degli smartphone un elemento forse banale ma comunque azzeccato al procedere degli eventi. Se di certo quindi nei cento minuti di visione non manca una costante tensione, va detto che il rischio monotonia non è stato del tutto scampato, con momenti di stanca che non sempre reggono bene la narrazione. Roth d'altro canto non va troppo per il sottile, con uno stile rozzo e diretto che trova forse il suo momento più ispirato nel folle e fittizio show Chi vuole essere un pedofilo?, con il povero malcapitato cui vengono inflitte torture ad ogni risposta "sbagliata". Vittima incarnata con discreta immedesimazione da un Keanu Reeves a tratti sopra le righe in un gioco di seduzione e pazzia che mantiene quel che promette pur senza eccellere.
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