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Koreeda Hirokazu's Going My Home - Episode 3 (是枝裕和のゴーイング マイ ホーム 第3話)

Creato il 17 giugno 2013 da Makoto @makotoster
Koreeda Hirokazu's Going My Home - Episode 3 (是枝裕和のゴーイング マイ ホーム 第3話)
Going my Home - Episodio 3.  Regia e sceneggiatura: Koreeda Hirokazu. Musica: Makihara Noriyuki. Interpreti e personaggi: Abe Hiroshi (Tsuboi Ryota), Yamaguchi Tomoko (Tsuboi Sae), Makita Aju (Tsuboi Moe), Miyazaki Aoi (Shimojima Naho), YOU (Ito Takiko), Yasuda Ken (Ito Kenji), Arai Hirofumi (Sanada Shun), Bakarhythm (Kobayashi Satoru), Natsuyagi Isao (Tsuboi Eisuke), Abe Sadao (Tokunaga Taro), Yoshiyuki Kazuko (Tsuboi Toshiko), Nishida Toshiyuki (Torii Osamu). Produzione: Toyofuku Yoko, Kumagai Kiichi. Durata: 46’. Periodo di trasmissione della serie alla tv giapponese: 9 Ottobre 2012 - 18 Dicembre 2012.
Link: Sito ufficiale - Youtube (è disponibile l'intero drama, sottotitolato in inglese)
L’episodio inizia con un sogno di Ryota: tre piccoli kuna con i tipici cappelli a cono, uno di loro spiega agli altri che è importante indossarli, per proteggersi dalla caduta delle pigne.
Padre e figlia sono a Nagano. Mentre Moe esce con la nonna, Ryota si reca al Centro Kuna con annesso studio dentistico e, con una scusa, riesce ad entrare nella sala dedicata ai piccoli esseri. La minuscola chiave trovata tra gli effetti del padre si rivela essere quella che apre il cassetto della scrivania del Centro, dentro al quale Ryota trova un quaderno dell’anziano che riguarda le ricerche che stava facendo. Più tardi, nella stessa giornata, mentre è a pranzo con Naho, tre uomini del paese seduti di fianco a loro parlano a voce alta facendo riferimento al padre di Ryota e ad una misteriosa donna, Kumi, che questi avrebbe lasciato andare via.
Anche la piccola Moe si reca al Centro e non riesce a trattenersi dal rubare una statuetta in legno raffigurante un kuna.
Sae nel frattempo è occupata sul set del film: prepara cibi esteticamente perfetti per le riprese e li ripone in un contenitore d’epoca che lei e la sua assistente hanno recuperato.
La notte di Halloween Ryota si trova nel cortile davanti alla casa di Naho, intento ad asciugare i pantaloni che ha lavato dopo essere caduto mentre giocava con i bambini. Gruppi di ragazzini girano addobbati per la festa e suonano alle porte delle abitazioni per reclamare dolciumi. Naho svela allora che proprio lì il padre di Ryota è collassato mentre stava giocando con il piccolo Daichi. La ragazza precisa che l’anziano ha insistito perchè questo particolare non venisse a conoscenza della sua famiglia. Più tardi, mentre Ryota e Moe tornano verso l’albergo dove alloggiano parlando del nonno e del suo interesse per i kuna, la nonna è all’ospedale, che sta dando la buonanotte al marito prima di andarsene.
Proprio in quel momento l’uomo apre improvvisamente gli occhi.
«Anche se meraviglioso, un fantasma è sempre un fantasma». Così si congeda dal marito la madre di Ryota, in una delle ultime sequenze dell’episodio. È la notte di Halloween e nonostante sia, come nota la donna «una festa straniera», si tratta pur sempre il momento in cui si dice che gli spiriti trovino una breccia per entrare nel mondo dei viventi. Nell’episodio sono peraltro presenti altri accenni al tema dell’ultraterreno. Sae e la sua assistente, alla ricerca di oggetti per il film, hanno recuperato da una donna del paese un bellissimo contenitore d’epoca per cibi: la ragazza si chiede che cosa ne penserà dell’utilizzo il “dio del contenitore”, e precisa di credere nell’esistenza di piccole divinità, presenti in tutte le cose. Lo stesso oggetto è anche utile strumento per il regista al fine di introdurre uno dei temi a lui più cari, e cioè la memoria, qui in particolare nel rapporto con il cinema: ancora la giovane che accompagna Sae nelle sue ricerche, nel momento in cui la proprietaria glielo offre, nota come si tratti di un oggetto «permeato di ricordi». Sae la riprende per la sua ingenuità nel ritenere che quello sia un aspetto che possa emergere dalle immagini del film. Il cinema trova il proprio limite naturale in ciò che non può essere rappresentato.
Non è l’unico momento in cui si parla di cinema. Durante una pausa dopo le riprese, Sae si intrattiene in un bar con il regista del film. Questi critica la scelta di Ryota, di aver lasciato il cinema per la pubblicità, che è, a suo dire, solo falsa. Sae allora provocatoriamente gli chiede se ritiene che il cinema sia invece verità e conclude poi che secondo lei in entrambi i casi si tratta di menzogne.
Alcuni altri aspetti interessanti di quest’episodio sono in primo luogo che il regista abbia scelto di iniziare con una sequenza onirica, dando un’impronta tendente al fantastico fin dall’esordio; in secondo luogo che si accenni all’esistenza di una relazione vera e propria del padre di Ryota, quasi a svelare una sorta di vita parallela, uno spunto che verrà sicuramente sviluppato nel prosieguo della vicenda.
Degno di nota a mio parere un lungo piano sequenza nel quale sembra che si racconti quasi una storia in miniatura, incastonata nella vicenda: sullo sfondo delle case basse, in una delle quali abita la ragazza con il figlio, si vede prima Naho che torna a casa, poco distante il piccolo Danchi che gioca da solo. Un gruppetto di bambini in costume di Halloween si avvicina, si intrattiene brevemente con Naho, prima di incamminarsi spostandosi verso il bordo del cortile ed il confine dell’inquadratura, mentre la ragazza a sua volta si sposta e torna dal figlio. Anche i fantasmi, per quanto “meravigliosi”, non distolgono dai propri affetti familiari. [Claudia Bertolè  ]

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