Magazine Cinema

Koreyoshi Kurahara

Creato il 05 settembre 2013 da Alejo90
I Am Waiting {俺は待ってるぜOre wa matteru ze, 1957)
Fūsoku 40 metres (風速40米 Fūsoku yonjū mētoru, 1958)
The Jet That Flew Into the Storm (嵐の中を突っ走れ Arashi no naka o tsuppashire, 1958)
Intimidation (1960)
The Warped Ones (狂熱の季節 Kyonetsu no kisetsu, 1960)
I Hate But Love (1962)
Black Sun (1964)
Thirst for Love (1966)
Sunset, Sunrise (陽は沈み陽は昇る Hi wa shizumi, hi wa noboru, 1973)
The Gate of Youth (青春の門 Seishun no mon, 1981)
Antarctica (南極物語 Nankyoku Monogatari, 1983) - 3,5/5
Hiroshima (1995)
Kurahara (1927-2002), duttile regista e sceneggiatore giapponese fratello del regista Koretsugu Kurahara, è conosciuto principalmente per Antarctica, che dal momento dell'uscita nelle sale detenne il record di incassi del cinema giapponese fno al 1997, anno in cui fu srpassato da Princess Mononoke di Miyazaki.
-Antarctica
Giappone 1983 - storico/drammatico/docu-fiction -  143min.
Storia vera, incredibile e meravigliosa come quella dell'altrettanto famoso cane giapponese Hachiko: nel 1958 una muta di 15 cani da slitta che accompagna una spedizione scientifica al Polo Sud viene abbandonata: con profonda tristezza, i membri della spedizione, a causa di condizioni climatiche sfavorevoli, non possono tornare alla base a riprenderli dalla nave rompighiaccio dove si trovano. Siccome la nave stess aha problemi di scaristà di carburante e viveri, deve ripartire assolutamente. I cani sono stati lasciati all'esterno della base, incatenati insieme, e per loro pare non esserci più speranza. Tornati in Giappone, in articolare due mebri dell'equipe scientifica non riescono a darsi pace per la sorte degli animali. Bisogna aspettare un anno intero prima che si riesca ad organizzare una missione di ritorno, almeno con lo scopo di recuperare i corpi dei cani e dargli digntosa sepoltura. Nello stupore generale si scopre che due dei 15 cani sono sopravvissuti: Taro e Jiro.
Un film per cinofili e cinefili, cui è impossibile restare indifferenti: oltre ai bei messaggi di fondo (l'uomo ha bisogno della natura e degli animali e viceversa; nella realtà del Polo Sud non c'è differenza di importanza fra uomini e cani, ognuno è indispensabile all'altro; il rispetto per la vita, di qualunque forma si tratti, porta in questo caso ad un legame indissolubile fra cane e uomo) è impressionante la realizzazione tecnica dell'operazione - la produzione ha richiesto 3 anni di lavoro e si è girato all'estremo nord di Hokkiado, la più settentrionale delle quattro maggiori isole del Giappone -, con immagini di rara potenza (la scena notturna con l'aurora australe, il miraggio nei ghiacci, la corsa dei cani sul ghiaccio che si sfalda al tempore della brevissima estate) che non hanno bisogn odella figura umana per funzionare alla grande. Dopo una prima parte in cui si illustra la vita comunitaria di uomini e cani nella base, si assiste ad una lunga parte centrale in cui, a brevi scene che mostrano i componenti della spedizione tornati a casa, si alternano sequenze che tentano di ricostruire la possibile vita dei cani durante il lungo anno in cui sono rimasti soli tra i ghiacci, con tutti i pericoli cui vanno incontro (e che a volte portano, inevitabilmente, a struggenti momenti di morte) ed una voce narrante che per fortuna aiuta lo spettatore ad identificare le identità dei vari animali. Le evocative musiche di Vangelis sono l'ideale contrappunto sonoro all'abbacinante splendore delle immagini. Ai cani avrebbero dovuto dare un Oscar: recitano meglio di moltissimi attori.
Per commemorare questi eroici quadrupedi sono state erette varie statue in tutto il Giappone: forse la più famosa è quella ai piedi della Tokyo Tower.
Per la cronaca, dei due cani sopravvissuti - entrambi rimasero parte dell'equipe scientifica fino al 1960 - Jiro morì di malattia il 9 luglio 1960, a 5 anni, mentre Taro tornò in Giappone e visse il resto della sua vita all'università dell'Hokkaido, a Sapporo, dove morì di vecchiaia nel 1970. Entrambi sono stati imbalsamati: il primo è esposto al museo nazionale delle scienze di Ueno, a Tokyo, il secondo all'univeristà dove è vissuto.
Voto: 3,5/5

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