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KOSOVO: I serbi del nord e il referendum della discordia

Creato il 20 febbraio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Valentina Di Cesare

KOSOVO: I serbi del nord e il referendum della discordia“Accettate le istituzioni dell’autodeterminata Repubblica del Kosovo?” Questo il quesito  a cui hanno risposto i cittadini di quattro comuni delle provincie settentrionali del Kosovo, zone in cui vive una consistente minoranza serba e rom. Il referendum autoconvocato dai serbi, ha coinvolto circa 35000 elettori  ottenendo la maggioranza assoluta dei voti contrari e a dispetto del caso  si è tenuto proprio nei giorni dell’anniversario dell’auto-proclamazione del Kosovo, avvenuta il 17 febbraio 2008. L’alta affluenza alle urne come i risultati del resto, erano abbastanza prevedibili; altrettanto prevedibili e provocatorie saranno le reazioni dell’opinione pubblica europea. Del resto già all’inizio del 2012 ,  l’Ue attraverso il verbo della  Merkel  è stata molta chiaro con il governo serbo:  unica conditio sine qua non, indispensabile alla Serbia ad ottenere  lo status di paese aderente all’Unione, sarà quello di riconoscere il Kosovo come uno stato indipendente. Condizione che, neanche il primo ministro Tadic e la sua maggioranza di governo filo-occidentale riescono a digerire.E’ chiaro che i risultati e le conseguenze del referendum, oltre ad aver fatto luce sul ricatto dell’Ue alla Serbia, saranno più preoccupanti per Belgrado che per Pristina, che gode dopo la  Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’Onu  di un diffuso favore  nonostante ancora molti paesi non ne riconoscano l’autorità (Russia, Cina, e Spagna in primis) .Il governo di Belgrado si era mostrato sin dall’inizio fermamente contrario alla consultazione promossa dai serbi del nord,  ritenuta dannosa per l’immagine della Serbia e per i suoi interessi. Tadic aveva tentato di distogliere i serbi del nord, affermando che i governi locali non avrebbero dovuto arrogarsi il diritto di “risolvere” la questione Kosovo al pari dello Stato centrale.Per il governo centrale infatti la consultazione è doppiamente dannosa perchè “inutile”  in quanto è la stessa costituzione di Belgrado a non riconoscere le autorità e le istituzioni kosovare. Molte le tensioni per Tadic e per il suo partito, da una parte in attesa del responso di marzo da parte del Consiglio Europeo che deciderà se la Serbia sarà ammessa a paese candidato, e dall’altra  nel pieno di una campagna elettorale già praticamente iniziata, per il voto previsto tra la fine di aprile e l’inizio di maggio prossimi.

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