Si torna a parlare del caso di traffico di organi umani in Kosovo. Settimana scorsa, alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il ministro degli esteri serbo Vuk Jeremić ha dichiarato di non capire perche' ci sono opposizioni alle indagini relative alle accuse di traffico di organi umani in Kosovo sotto mandato del Consiglio di Sicurezza, a meno che non si debba nascondere qualcosa. Va detto che al precedente dibattito sempre dedicato alla situazione in Kosovo in seno al Consiglio di Sicurezza, gli ambasciatori degli stati membri del Consiglio hanno appoggiato le indagini sulle accuse contenenti nel rapporto del relatore del Consiglio d'Europa, Dick Marty, ma senza un consenso su chi dovrebbe condurre queste indagini. I paesi che avevano riconosciuto il Kosovo indipendente hanno valutato che le indagini dovrebbero essere condotte dalla missione Eulex, mentre gli altri stati membri del Consiglio di Sicurezza ritengono che il mandato dovrebbe essere affidato alle Nazioni Unite.
Secondo il ministro degli esteri della Serbia Jeremić le indagini dovrebbero svolgersi su mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e i rapporti in merito dovrebbero essere presentati a questo organo. Russia, Cina, India, Gabon, Nigeria e Brasile hanno appoggiato l'iniziativa della Serbia di formare un organo investigativo speciale sotto l'auspicio delle Nazioni Unite che tratterebbe il presunto traffico di organi di cui parla il rapporto di Dick Marty. Dall'altra parte, gli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia si impegnano affinche' le indagini siano condotte dalla missione Ue in Kosovo, vale a dire Eulex, mentre il Portogallo ha dato pieno appoggio all'Eulex ma ha valutato che a causa della serieta' delle accuse nel rapporto Marty, bisogna restare aperti ad ogni futura azione necessaria per le indagini.
"Nessuna istituzione attuale sarebbe in grado di svolgere indagini complete o di assicurare la collaborazione di tutte le parti necessarie. Soltanto un meccanismo creato dal Consiglio di Sicurezza potrebbe farlo. Senno', potrebbero restare fuori portata di mano" ha detto Jeremić al Palazzo di Vetro. Il ministro degli esteri serbo ha ribadito che Belgrado non rinunciera' ne' si ritirera' finche' non verra' scoperta la piena verita' su quello che era accaduto. "E' il nostro solenne obbligo verso tutte le vittime di questi comportamenti orrendi e disumani e verso le loro famiglie" ha aggiunto Jeremić. Secondo il ministro serbo queste indagini sono parte integrale del processo di riconciliazione nonche' il presupposto per stabilire la pace permanente tra serbi e albanesi nei Balcani.
Di opinione contraria il ministro degli esteri kosovaro Enver Hodžaj intervenuto davanti al Consiglio di Sicurezza in veste di persona privata con la scritta UNMIK. Hodžaj ha detto che il governo del Kosovo ritiene che l'Eulex puo' condurre le indagini relative al rapporto Marty e ha rilevato che l'indipendenza del Kosovo negli ultimi tre anni ha portato pace, stabilita' e prosperita' nella regione, che dopo le elezioni e' stato formato un governo dinamico, multietnico in cui partecipano anche i rappresentanti serbi indicando che per la prima volta nella storia del Kosovo il vicepremier e tre ministri arrivano dalle fila della comunita' serba. Il ministro kosovaro ha avvertito che in alcune parti del paese le istituzioni serbe parallele continuano ad operare illegalmente. Valutando che al nord del Kosovo vi e' una situazione di paura, il ministro del Kosovo ha detto che elementi estremisti serbi non hanno permesso lo svolgimento delle elezioni in quella zona e che si oppongono all'istituzione dello stato di diritto.
Dall'altra parte, il ministro degli esteri serbo ha ricordato in questa occasione che sono in corso i colloqui tra Belgrado e Priština valutando che e' stato raggiunto un certo progresso. Jeremić ha rilevato la necessita' che le Nazioni Unite partecipino a queste riunioni a fin di assicurare un efficace scambio di informazioni sul dialogo. Parlando della situazione in Kosovo, Jeremić ha citato le parole del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che la situazione al sud del Kosovo e' deprimente e che le tensioni interne politiche sono state dominanti nel periodo di cui si parla nel rapporto. Lamberto Zanier, capo dell'UNMIK ha definito invece la situazione in Kosovo positiva soprattutto dopo la crisi politica che ha portato all'elezione di Atifeta Jahjage come presidente del Kosovo. Secondo Zanier, questa scelta ha permesso stabilita' che potrebbe portare all'avanzamento nel dialogo tra Belgrado e Priština. A proposito di questo dialogo il ministro Hodžaj ha sottolineato che il Kosovo vuole soluzioni creative per i problemi quali liberta' di circolazione, documenti e riconoscimento del Kosovo come territorio giuridico unico.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est del 19 maggio