Kosovo/ Italia. I Ministri omologhi degli Esteri Terzi e Hoxhaj in una interessante convergenza di intenti.

Creato il 29 marzo 2012 da Antonio Conte

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di Antonio Conte – Non che c’entri qualcosa, ma dal mio Reportage in Kosovo del luglio scorso sono cambiate molte cose nelle relazioni tra Italia e Kosovo, prima di partire le uniche note di attualità disponibili erano davvero poche, molte notizie riportavano fatti di guerra di dieci anni prima riguardanti storie di uccisioni di massa o di repressioni NATO al suon di bombe all’uranio impoverito, sembrava davvero che il Kosovo fosse una terra proibita e inquinata, inaccessibile e pericolosa.

Vedendo partire le navi dal porto di Bari verso l’altra costa dell’Adriatico mi chiedevo cosa spingesse quella gente ad andare a Tirana, a Dubrovnik o a Corfù: verso il pericolo dell’oriente. Erano tre città di levante, quelle più vicine e più citate nei racconti qui a Bari. Da parte mia, i motivi per andare in Kosovo erano davvero pochi, come pochi lo solo per la maggior parte di italiani, ma ho conosciuto alcuni preti cattolici andati in missione sui Balcani, e conosciuto storie di alcuni imprenditori che ci andavano per piazzare con la vendita elettrodomestici e generatori di elettricità, ed altri per il turismo a Corfù: che tra l’altro rimane in Grecia. Ma niente, o poco più di questo.

Per me invece, andare in Kosovo è stato uno stage o poco più. Oggi dire che si fa uno stage non fa più effetto, da quando in Italia è sfruttato dalle aziende per coprire il lavoro non pagato. Ma nel mio caso era la coda del mio secondo corso di Giornalismo in aree di crisi. Dunque per superare la frontiera del levante ho dovuto fare un corso di Giornalismo in Aree di Crisi, imbarcarmi nello stage e quindi ecco come ho conosciuto questa barriera psicologica invalicabile terribilmente spessa. Ma ora si trattava di superarla.

E, per questo varco devo ringraziare l’Esercito e la Difesa, ed in particolare il Ten. Col. Legrottaglie per avermi dato il modo, a suo tempo, di coltivare la mia vena nella fotografia militare, indicandomi anche un interessante percorso formativo. La seconda persona è appunto il direttore dei due corsi, la giornalista G. Ranaldo, per i contenuti, che oggi direi basici ma estremamente interessanti e per avermi indicato alcuni soggetti nelle mie foto. Ma direi che buon merito sia che del Prof. Gallotta, docente dell’Università di Bari e magistrale relatore. Le sue catene di argomentazioni e le sue analisi dal vivo sono un esempio professionale molto avvincente.

I miei reportage – non solo, ma qui parlo dalla mia prospettiva – fatti durante il corso hanno favorito un clima cordiale, vincente e direi stimolante, e se non fosse così difficile essere giornalista, direi di aver conosciuto anche molti amici. Li stimo tutti, ho davvero imparato molto da loro. Ma essere giornalista può non essere difficile, difficile è invece poter esercitare la professione – che a me non è mai parso un lavoro –  per via della burocrazia che ancora vige in Italia, in un retaggio del secolo scorso.

Ma parlare del Kosovo mentre si si mette in piedi un sito giornalistico come questo, ed al contempo riuscire ad essere un cronista, sia con i testi che con la fotografia, con il web e mi riferisco all’impegno necessario per imparare davvero il mestiere, ci vuole molta tenacia, dedizione e costanza, e molto altro! Oggi dunque, leggendo dell’incontro tra i ministri omologhi di Italia e Kosovo, penso che seguire la pista per mesi dunque, paga. Ma non è detto.

E’ su questo terreno mediatico-giornalistico che già dall’agosto del 2009, nascevano le premesse per queste colonne. Cercavo in effetti delle pagine digitali su cui appoggiare i miei testi. Avevo lasciato le colonne a stampa della Gazzetta del Mezzogiorno nel 2000, in seguito al mio trasferimento a Bari, e la cronaca di Venosa non era più possibile curarla da qui. Oggi RSM, dopo quasi tre anni di lavoro, mi sembra dunque un valido sostituto, in quanto sento, percepisco la presenza, sia pure virtuale del lettore, e mi sembra che scrivere non valga più al nulla.

Il mio racconto riprende dal giugno del 2011, si era alla fine del corso di Giornalismo e Comunicazione in Aree di Crisi e ci aspettava infine lo stage in un Teatro Operativo, in uno cosiddetto “tranquillo”. Il “Villaggio Italia” appunto. Ma mi risuonava come un ossimoro. Per molte persone comuni era considerato pericoloso ma per i militari era “tranquillo”, mi incuriosii molto. Poi ho scoperto che molti qui a Bari, e direi sbagliando, pensano che “Villaggio Italia” sia una sorta di villaggio turistico per militari, un luogo dove si va per trascorrere un po di tempo lontano da casa a fronte di un po di soldi in più, una sorta di pacchia. Ma non è così. A “Villaggio Italia” anche noi abbiamo italiani avuto dei caduti. Molti soldati in effetti decidono di andare in missione, e prima ancora, decidono di fare il soldato per mestiere anche per ragioni economiche, per un lavoro, e perché no per un certo prestigio. Ma non è il solo motivo, molti vivono la vita militare come con la sola vita possibile, ma in realtà ciò che cercano è l’”azione“, e non necessariamente nel senso militare. Ma molti ne fanno coincidere i significati.

Per molti il prestigio è venuto solo dopo la fine della ferma, ma insieme all’impegno ed al lavoro serio. Ma che centra tutto questo con il Kosovo si dirà. C’entra. Si perché molto del lavoro, quello più impegnativo e difficile sul piano umano e militare lo hanno fatto proprio questi soldati che per poco più di uno stipendio hanno rischiato – e rischiano – la vita tutti i giorni in quella che per la Serbia ed il Kosovo è stata una guerra mondiale. Molti di quei soldati erano di leva con una ferma breve e pochi si sono poi raffermati. Questi nostri soldati hanno lavorato sodo già nei primi anni del 2000, e molti lo stanno ancora facendo. Ora in Teatro ci sono vari reparti, come quello del CIMIC, ovvero della cooperaizone tra militari e civili, ed ancora risolvono questioni cruciali. O reparti del COI, per il coordinamento interoperativo. Per questo ed altro, io non me la sento, per rispetto della verità e del lavoro che ho visto fare direttamente, di liquidare la questione militare Kosovo come una vacanza pagata. Anche perché non si comprende come mai un soldato debba esclusivamente rischiare la vita per guadagnare uno stipendio, o poco più. Si potrebbe dire molto, ma abbiamo visto ad esempio nelle ultime nevicate l’impegno delle forze armate o nei terremoti del Friuli, della Basilicata-Campania e dell’Aquila. Ma non solo.

Dunque alla fine del corso di Giornalista embedded, si chiama così il giornalista che va in missione con i nostri compound militari, organizzato da SME e dall’Ordine dei Giornalisti di Puglia con la Direzione della Giornalista Giovanna Ranaldo, avevo deciso di partecipare anche io. Così iniziai a dirlo a qualche mio amico e a vari conoscenti, nonché ai miei famigliari. Beh la percezione ricevuta dalla loro reazione alla notizia non era delle migliori. Era forte in loro la percezione di una frontiera. Anzi qualcuno mi ha dato anche del folle, e non che avesse poi tutti i torti.

Ma, mi chiesi anch’io quindi, ancora una volta, se era abbastanza sicuro. Lo chiesi ai vari responsabili, anche a delle conoscenze come il Ten. Col. Vincenzo Legrottaglie che nel frattempo stava preparando il suo viaggio nello stesso luogo, l’avrei infatti ritrovato proprio a “Villaggio Italia”, e così fu. Dopo alcune ricerche fui più tranquillo, e continuai a dire in giro a pochi altri conoscenti della mia partenza. Notai con maggiore consapevolezza che quel muro, quella barriera psicologia era in realtà molto più grande della mia iniziale percezione: coinvolgeva molta parte del nostro paese. Ancora oggi vediamo al levante con una certa diffidenza, non è come quando parliamo della Francia, della Spagna o anche della Germania, eppure quest’ultima è stata molto temuta da noi italiani nel secolo scorso. Tale percezione in me, originario lucano, è ravvisabile anche nella dizione della nota “Fiera del Levante”. Questo termine “levante” è così denso di significati, di richiami, se ne ha quasi un timore reverenziale. E’ percepibile cioè il confine culturale, quel diaframma invisibile che sostiene tutto il peso della storia non solo recente.

Andare in Kosovo dunque, ed anche nei preparativi del viaggio, è stato come oltrepassare un gate temporale. Ma oggi mi chiedo, ci sarei mai andato? Sarei mai stato nella condizione di decidere se andare verso il levante se non fosse stato per il mio corso di giornalismo? Probabilmente sarei tornato in Grecia, forse. Ma non nel Kosovo. Eppure questo breve viaggio, quei sette giorni, insieme alle mie competenze in comunicazione e suoi strumenti hanno reso possibile questo blog. Molti dicono sia una realtà consolidata, piena di autorevolezza. Altri non nascondo la loro approvazione, anzi. Qualcuno chiede asilo. Direi che sono molto soddisfatto di questo mio lavoro. Sono consapevole delle visite che queste colonne ricevono, anche dall’estero, ormai tutti i giorni. E, con profonda umiltà mi chiedo cosa sarebbe successo se fossi rimasto un mese in Kosovo, o tre mesi. E se ne fossi rimasto sei? Il giornalista militare della KFOR, il Ten. Col. Vincenzo Legrottaglie, pugliese di San Vito, un piccolo paese vicino Brindisi si è fermato per ben nove mesi. Quanta conoscenza ha prodotto? Si potrà perdere così tanto lavoro e passione? Tutte quelle relazioni pubbliche sul territorio con molte popolazioni. Chi sapeva dell’esistenza dei Gorani, o di certe minoranze ROM? Sono sei le stelle sulla Bandiera del Kosovo, come le etnie presenti sul territorio. Chi ne mantiene le relazioni anche personali? Abbiamo saputo di loro dalla narrativa militare di Legrottaglie, che con l’entusiamo di giovane ha risvegliato l’attenzione sulla frontiera ad est.

E, mi chiedo ancora cosa è successo in questo periodo in  che va da Luglio 2011 ad oggi, Marzo 2012? Ovvero dal giorno nel quale ho postato il primo articolo del Dossier sul Kosovo? Direi molto. Molto per me che ho dovuto a lungo scansare gli articoli di un certo folklore politico. Molto è successo per il Ten. Col. Legrottaglie, a giudicare dai suoi comunicati ma che ormai ha chiuso il suo periodo in Kosovo. Molto è cambiato per il Kosovo e l’Italia stessa, che ora si scambiano la mano fiduciosi in un vero interesse reciproco. Ma molti studenti del kosovo devono ancora imparare l’italiano, e molti studenti italiani potrebbero imparare anche l’albanese od il Serbo. I giovani albanesi sotto i 25 anni rappresentano il 50% della popolazione del Kosovo. A me sembra una ragione molto interessante per la costruzione di una nuova economia, e soprattutto di una “pace perpetua”.

Con l’ufficiale dell’Esercito, Ten. Col. Legrottaglie, nel mediatuor organizzato da SME e KFOR, siamo stati anche a Pristina proprio nell’Università, anche dal Decano. Ma la cosa più bella è stato un incontro con gli studenti, è venuta fuori tanta energia. Questi ragazzi sono gente volenterosa. A turno ci siamo presentati e tutti abbiamo potuto parlare, e mentre ciascuno prendeva la parola gli altri, tutti gli altri ascoltavano in silenzio. Un silenzio che ascolta, direbbe il mio prof. Augusto Ponzio, dell’Università di Bari, docente in Filosofia del Linguaggio. Si anche io sono uno studente, per la precisione un insegnante-studente. La prima cosa che ho capito da docente, è che avrei dovuto continuare a studiare, per cui… proprio per questo posso dirvi, e confermarvi da docente, che le nostre aule universitarie sono decisamente più rumorose, manca quel silenzio che ascolta. Manca quella tensione emotiva in aula, quella brama, quel desiderio di attenzione. I Kosovari, ma anche i serbi, ci danno attenzione. E, tanta! Sono li, oltre quella invisibile frontiera così temuta.

Eppure noi liquidiamo il nostro “Villaggio Italia” come una base di cui disfarcene. Eppure noi ignoriamo gli sviluppi culturali possibili, ma anche più squisitamente economici che già ci stanno dando tanta attenzione. Eppure si da del “folle”, quando qualcuno dice di voler andare a fare giornalismo embedded in Kosovo. Oppure si dice che in Kosovo si muore di amianto impoverito, altro mito tenuto in piedi da gente disinformata, il cui unico interesse è il proprio orticello.

Ho letto molti articoli sul Kosovo, sulla Serbia nei loro rapporti con l’Italia, per esempio stanno nascendo anche degli osservatori politico-economici sui Balcani nelle ultime settimane. Segno che qualche cosa si muove ed anche molto velocemente. Era tutto molto diverso solo nel Giugno 2011, di questo passo sono certo che presto anche il Kosovo sarà candidato per entrare in Unione Europea.

Antonio Conte

Kosovo/ Terzi, sosteniamo rapido accoro di associazione con UE

28 Marzo 2012 – ( MAE ) L’Italia auspica che si “concluda rapidamente” l’iter per l’accordo di associazione tra Kosovo e Unione Europea. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Giulio Terzi al termine di un incontro alla Farnesina con il suo omologo kosovaro Enver Hoxhaj.

Tale accordo costituirebbe per Pristina “un legame solido e strutturato” con l’Ue, ha aggiunto Terzi, che poi ha rimarcato le “intense” relazioni bilaterali con l’Italia sin dall’indipendenza, con rapporti “economici e culturali a tutto campo che speriamo si intensifichino”.

Da parte sua Hoxhaj ha ringraziato l’Italia, “ai suoi cittadini, i suoi soldati”, per il suo “massimo supporto” negli ultimi dieci anni per arrivare ad un Kosovo “libero, democratico e indipendente”. Quanto all’Ue, il Ministro ha auspicato quanto prima la liberalizzazione dei visti per i kosovari, aggiungendo che “non c’é futuro per i Balcani fuori dall’Europa”.

Fonte: MAE

Ministri Hoxhaj merr mbeshtetje te fuqishme nga Italia per proceset integruese te Kosoves

Prishtinë, 28 mars 2012 – Ministri i Punëve të Jashtme i Republikës së Kosovës, Enver Hoxhaj, u takua sot në Romë me ministrin e Punëve të Jashtme të Republikës së Italisë, Giulio Terzi.

Gjate takimit, ministri Hoxhaj ka marre perkrahje te fuqishme te shtetit dhe diplomacise italiane per perspektiven evropiane te Kosoves dhe proceset tjera ne drejtim te forcimit te shtetesise dhe subjektivitetit nderkombetar te Republikes se Kosoves.

Sa! i perket proceseve integruese te Kosoves, ministri Terzi ka ofruar ndihmen konkrete te shtetit italian ne kete proces, perfshire edhe ndikimin te pese vendet e BE-se, qe ende nuk e kane njohur Kosoven, qe te mos pengojne ne asnje forme rrugen e Kosoves drejt integrimit te plote ne Bashkimin Evropian.

Dy ministrat kane biseduar per forcimin e metutjeshem te marredhenieve bilaterale, duke theksuar faktin se brenda ketij viti pritet te nenshkruhen gjashte marreveshje per bashkepunim ekonomik, tregtar, kulturor dhe arsimor.

Ministri i Jashtem i Kosoves, Enver Hoxhaj, ka falenderuar ministrin Terzi per perkrahjen e vazhdueshme te Romes per Kosoven, ne te gjitha drejtimet.

Hoxhaj e ka njoftuar ministrin e Jashtem te Italise per hapat e ndermarre nga Kosova ne drejtim te permbushjes se kritereve per avancimin e shpejte ne proceset integruese evropiane, duke vleresuar rendesine e perkrahjes italiane ne kete proces.

Ministri Hoxhaj ! tha se pas lansimit te studimit te fizibilitetit, Kosova ka ne! voje qe sa me pare te marre udherrefyesin per liberalizimin e vizave, dhe proceset tjera kontraktuale me BE-ne.

“Lansimi i studimit te fizibilitetit eshte nje faze e pare drejt nenshkrimit te marreveshjes se Stabilizim-Asocimit, i cili eshte nje relacion i ri kontraktual mes Kosoves dhe institucioneve ne Bruksel”, tha ai.

Ndersa, gjate nje konference per medie te dy ministrave, pas interesimit te gazetareve, ministri i Jashtem i Kosoves, Enver Hoxhaj, ka sqaruar gjendjen ne veri te vendit, duke potencuar se mbajtja e zgjedhjeve serbe ne tri komunat e veriut, rrezikon gjendjen ne Kosove dhe me gjere ne rajon.

\”Jemi kunder mbajtjes se zgjedhjeve lokale serbe ne tri komunat ne veri dhe qendrimi i Qeverise se Kosoves tashme eshte i qarte per kete ceshtje. Nese mbahen zgjedhjet, kjo do te vinte ne pikepyetje tere arkitekturen e sigurise ne rajon”, tha ministri Hoxhaj.

Ndersa, shefi i diplomacise italiane, Giulio Terzi, kerkoi r! espektimin e sovranitetit te Kosoves kur behet fjale per zgjedhjet lokale serbe.

\”Ceshtja e zgjedhjeve lokale duhet te zgjidhet duke respektuar pergjegjesine dhe sovranitetin e Kosoves mbi te gjitha aspektet elektorale per organizimin e zgjedhjeve lokale ne Kosove\”, ka thene Terzi, ne konferencen e perbashket per medie.

Hoxhaj, gjate takimit, ka informuar homologun italian edhe per hapjen se shpejti te nje departamenti per gjuhen dhe kulturen italiane ne Universitetin e Prishtines, gje qe eshte mirepritur nga ministri Giulio Terzi.

Gjate dites se pare te vizites zyrtare ne Itali, ministri Hoxhaj, i shoqeruar nga zevendesministri i Jashtem, Ibrahim Gashi, ka pasur takime me personalitete te jetes publike ne Itali dhe ka mbajtur nje ligjerate ne Universitetin “La Sapienza” te Romes.

Me tutje, ministri Hoxhaj do te zhvilloj takime me personalitete te tjera politike dhe diplomate te vendeve te ndryshme te akredituar ! ne Rome.

Traduzione del testo con Traslate di Google - Durante l’incontro, il Ministro Hoxhaj ha ricevuto un forte sostegno della diplomazia dello Stato e italiana alla prospettiva europea del Kosovo e altri processi, il rafforzamento della cittadinanza e la soggettività internazionale della Repubblica del Kosovo. Per quanto riguarda il processo di integrazione del Kosovo, il Ministro Teresa ha fornito assistenza concreta dello stato italiano in questo processo, compreso l’impatto di cinque paesi dell’UE che non hanno ancora riconosciuto il Kosovo, a non ostacolare in alcun modo la piena integrazione forma del Kosovo nell’Unione europea. due ministri hanno parlato rafforzare ulteriormente i rapporti bilaterali, sottolineando il fatto che quest’anno ci si aspetta a firmare sei accordi di cooperazione economica, il commercio, la cultura e l’istruzione.Kosovo il ministro degli Esteri Enver Hoxhaj, ha ringraziato il Ministro Teresa ha continuato il supporto per il Kosovo a Roma in tutte le direzioni.Hoxhaj ha informato il ministro degli Esteri italiano sulle misure adottate dal Kosovo verso l’adempimento dei criteri per l’avanzamento rapido di processi di integrazione europea, valutando l’importanza del sostegno italiano in questo processo. Hoxhaj ha detto il ministro dopo aver lanciato lo studio di fattibilità, il Kosovo deve essere presa non appena la tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti, e altro processo contrattuale con l’UE. ”Il lancio dello studio di fattibilità è un primo passo verso la firma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione , che è un nuovo rapporto contrattuale tra il Kosovo e le sue istituzioni a Bruxelles “, ha detto. Mentre, nel corso di una conferenza stampa i due ministri, dopo l’interesse dei giornalisti, il ministro degli Esteri del Kosovo, Enver Hoxhaj, ha spiegato la situazione nel nord il paese, sottolineando che elezioni serbe in tre comuni del nord, mettendo in pericolo situazione in Kosovo e nella regione. ”Siamo contro le elezioni serbe locali in tre comuni del nord e l’atteggiamento del governo è già chiaro questo problema. Se l’elezione si svolge, si metterebbero in discussione l’intera architettura della sicurezza nella regione “, ha detto il Ministro Hoxhaj. mentre l’italiano FM, Giulio Therese, ha chiesto il rispetto della sovranità quando si tratta di elezioni locali serbe. ” questione elettorale locale dovrebbe essere risolto rispetto della responsabilità e la sovranità su tutti gli aspetti di organizzazione l’elezione delle elezioni locali in Kosovo “, ha detto Teresa, in una conferenza congiunta dei media. Hoxhaj, nel corso della riunione, ha informato la controparte italiana per ben presto l’apertura di un reparto per la lingua e cultura italiana presso l’Università di Pristina, che è stato accolto dal ministro Giulio Teresa. Durante la prima visita ufficiale di giorni in Italia, Hoxhaj, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Ibrahim Gashi, è stato incontri con la vita pubblica in Italia e ha tenuto una lezione presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Inoltre, Hoxhaj effettuerà incontri con altri dignitari politici e diplomatici di diversi paesi accreditati a Roma.

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